I dibattiti sui progressi della intelligenza artificiale (IA) sono spesso portati a lumeggiare panorami futuri nei quali si sta prospettando da più parti l’angosciata ed angosciosa domanda se in qualche modo non possa nascere da un fiat al silicio una “coscienza artificiale”.

Nel tentativo laico di ragionare entro una prospettiva meno emotiva, una prima fondamentale distinzione andrebbe fatta tra IA ed intelligenza artificiale generale (IAG), la seconda delle quali denoterebbe la capacità di operare collegamenti di programmi multipli finalizzati ad un comportamento evolutivamente coerente e coscientizzato.

Quale è la differenza tra IA ed IAG? Diciamo subito: moltissima ed incommensurabile per delle ragioni tecnicamente insuperabili. L'IA rappresenta lo sfruttamento di comandi logici e rigidi che implementano risposte altrettanto logiche che discendono dagli studi di vecchie conoscenze scolastiche: Newton e Leibniz, diciassettesimo secolo. Questi due giganti del pensiero svilupparono il metodo delle equazioni differenziali col quale si può approntare un apparato quantitativo capace di spiegare e prevedere fenomeni fisici.

Considerazioni fondamentali queste per il nostro discorso: perché funzioni l’algoritmo che implementa la soluzione di un certo problema, bisogna che l’IA rispetti due condizioni. La prima vuole che i dati da elaborare siano rappresentanti della “continuità” del fenomeno, espresso ad esempio da un grafico di linee rette e curve non troppo angolate.

P er fare degli esempi: nella traiettoria di un missile, oppure nei tragitti di un intervento chirurgico robotico.

La seconda condizione richiede che tali elaborazioni impegnino algoritmi a numero estremamente limitato di variabili: i sistemi fisici descritti sotto le ordinarie equazioni differenziali si eseguono con massimo tollerabile rappresentato da 4-5 variabili. Inoltre questa matematica di base è insensibile ad una eventuale evoluzione galattica dei computer ad architettura tradizionale o quantica (generazione a venire). Poco importa se alla richiesta di una soluzione (input) la risposta (output) venga eseguita tramite sofisticazioni generative-discriminative attraverso milioni di strati di elaborazione (ad esempio nei modelli speciali di reti neurali).

Anche se tali procedure, notevolmente energivore, raggiungono livelli di astrazione di gran lunga superiori a quelle umane esse possono interpretare al meglio solo problemi a massima definizione di soluzione prefigurata, quindi non potrebbero mai maneggiare una “interpretazione generale”, che appunto ha a che fare con la sfida di una eventuale intelligenza artificiale generale e della conseguente possibile aurora di una coscienza artificiale.

Ed eccoci arrivati al punto critico: un cervello al carbonio (cioè quello della natura) in cosa è inarrivabile? Una per tutte: elabora i problemi in parallelo, cioè li tratta tutti insieme con leggerezza ed infimo consumo energetico. Enormi quantità di dati vengono elaborati da miliardi di neuroni coadiuvati da neuromodulatori e neurotrasmettitori che agiscono amplificando, riducendo o canalizzando gli impulsi come dei semiconduttori biologici.

La calibrazione di queste operazioni è regolata geneticamente ed epigeneticamente dalle interazioni tra corpo e cervello. Quest’ultimo però è tutt’altro che passivo hardware: riceve gli impulsi esterni entro un sistema complesso interno con connessioni plastiche non riducibili a previsioni eseguibili sotto equazioni differenziali, una condizione naturale di ogni sistema complesso. Se l’evoluzione è passata da una attività neuronale di poche oscillazioni in un verme archeozoico a codificazioni elettriche che vanno da 0.4 a oltre 700 Hertz dell’elettroencefalogramma umano, espressione di neuroni in contatto con miliardi di loro simili, si capisce come quell’entità evasiva e misteriosa che è la coscienza è ancora, e lo sarà per molto, un traguardo inarrivabile per l’Intelligenza Artificiale.

In parole ancora più semplici: occorre capire come il nostro cervello, benché in generale usato malissimo, è ancora capace di soluzioni creative coscienti non concorrenziali con l’intelligenza generale artificiale che non esiste.

Neurologo

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