V errebbe da commentare con un lapidario chissenefrega: se lei ha messo le corna a lui o lui le ha messe a lei può importare solo a loro e alle altre persone coinvolte. Se poi il maschio non sopporta il tradimento e decide a tavolino di far male, malissimo, con una sceneggiata pensata in modo che tutti sappiano che lei è una fedifraga, la vicenda potrà riguardare al massimo chi ha partecipato alla festa del matrimonio saltato, a Torino, tra il commercialista-banchiere e l’imprenditrice, sentendosi imbarazzato il tanto da parlarne in un pettegolezzo destinato a esaurirsi nella cerchia di chi li conosce.

Tutto invece cambia quando, giorni dopo, viene immesso sui social un video che ha ripreso tutto, ma proprio tutto. In questo momento la vendetta diventa gogna. Il filmato inevitabilmente gira, approda su giornali e siti, e anche i più disinteressati ormai lo sanno: lei ha tradito lui e lui ha punito lei. Che, alla fine, questo è.

Però, qualcosa da dire in realtà c’è. E non riguarda le corna: da che mondo è mondo ci sono sempre state, e sempre ci saranno, basta andare a vedere i dati su separazioni e divorzi se non basta l’esperienza personale o di amici, colleghi e conoscenti. Il problema non è neppure la sete di rivalsa cattiva di un uomo che non sopporta la presa in giro e studia un piano per rovinare colei che ha osato tanto. Fermo restando che della loro storia poco sappiamo e niente ci interessa, restano le conseguenze del gesto: su queste proviamo a soffermarci.

L a volgare esibizione di un uomo che spiattella davanti ai suoi ospiti fatti privati diventa un filmato da diffondere in rete e commentare sui social, e per la gran parte sono applausi che rispecchiano, evidentemente, un sentimento diffuso: il tradimento (di una donna) non si può perdonare. Allora standing ovation alla vendetta che non sorvola sul fatto che c’è uno che mette i soldi (lui) e una che ne approfitta (lei), stando alla narrazione di lui, ovvio. Arroganza e umiliazione diventano materia di discussione per milioni di persone che cliccano a tutto spiano senza pensare alle persone in carne e ossa che contribuiscono a far soffrire. Il tradito ha tutto il diritto di raccontarlo in giro, vero. Ma confidare agli amici che lei lo ha deluso perché ha fatto questo e quello, con questo e con quello, è diverso dal preparare la base per una gogna, seppure non voluta. Parlare di femminicidio mediatico è forse un po’ troppo, anche se fior di giuristi si stanno esercitando in punto di diritto.

Questa storia però ci insegna che se una cosa non è in rete non è successa, come un tempo si diceva per la tv. Ma le conseguenze sono incalcolabili. Forse chi ha organizzato quel piano non ha pensato che un cellulare avrebbe immortalato la scena e che il video sui social avrebbe trasformato il pettegolezzo in pestaggio. Michela Murgia lo aveva a suo tempo raccontato: attaccata in rete per aver espresso una posizione divisiva ai tempi del Covid, aveva vomitato per settimane. L’attacco è virtuale, il dolore terribilmente fisico.

Verrebbe da immaginare la stessa situazione al contrario, con lei che mette in piazza i tradimenti di lui, per vedere l’effetto che fa, ma è giusto un pensiero. Perché poi il problema, a parte la cafonaggine di lui, è in chi ha postato quel video e in tutti quelli e tutte quelle che lo hanno rilanciato e commentato facendo diventare virale un fatto privato. Quanti si sono resi conto che il loro clic di fatto si è tradotto in una umiliazione pubblica per chi ha subito il gesto tremendo di un uomo arrabbiato?

Insieme ad Annalisa cantiamo e balliamo sulle note di “ho visto lei che bacia lui che bacia lei che bacia me”: ripetiamo all’infinito il tormentone dell’estate quasi fossimo tutti davvero così, liberi e fluidi. Ma quando succede davvero in un amen torniamo a Adriano Celentano, “se tradisci non perdono”. Noi, non il cornuto (per usare la sua parola).

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