G iorgia Meloni naviga in un canale stretto, come quello di Corinto, che unisce due mari, lo Ionio e l’Egeo, e che rallenta la navigazione per un breve tratto ma permette di arrivare poi a destinazione con molte miglia risparmiate. L’Italia, secondo i dati che emergono dai Documenti di bilancio inviati in questi giorni a Bruxelles, nel 2024 avrà la crescita più bassa nell’area euro (1,2% contro l’1,4% della Francia e il 2% della Spagna) anche se oggi, con due guerre in corso e uno scenario internazionale che cambia istante dopo istante, fare previsioni equivale veramente a essere veggenti. Niente è più scontato e i canoni di valutazione variano velocissimamente.

Detto questo, il corridoio che si è trovato a percorrere il Governo è veramente angusto, mentre le onde che arrivano nel canale navigabile sono turbolente e rischiano di far andare la barca a cozzare con gli scogli. Il paragone marinaro è molto calzante se pensiamo che l’esecutivo Meloni ha avuto in eredità un debito cresciuto a dismisura non solo per le conseguenze ancora striscianti di quello che possiamo chiamare il “long Covid” nell’economia, ma anche per le scelte passate: il Superbonus ha prodotto risultati importanti, ad esempio sulla crescita dell’edilizia, ma allo stesso tempo oggi l’Italia ha sul groppone un bel gruzzolo di miliardi di debiti da smaltire. È di ieri la notizia che sono stati aggiunti altri 15 miliardi nel fondo per “tappare” il buco dell’agevolazione.

I n questa situazione, mantenere tutte le promesse elettorali per Giorgia Meloni non è stato facile, anche se avrà altri quattro anni potenzialmente per farlo. E questo conferma che un conto è conquistare l’elettorato, altra cosa governare. È vero pure che molti territori sono rimasti delusi, a iniziare dalla nostra Isola, con la Regione che ha lamentato da subito (giustamente) il mancato finanziamento del fondo per l’Insularità, anche perché non basta inserire un principio in Costituzione se poi le azioni non sono consequenziali. Le forze politiche lo mettano bene a mente.

Su una cosa, però, Giorgia Meloni è stata coerente: la sua visione della politica da destra sociale e non iperliberista. Nella manovra 2024, infatti, non mancano le misure per le famiglie, per i redditi più bassi e per favorire il lavoro femminile e quello dei giovani. Sono diverse le misure che vanno in questo senso anche se in molti obietteranno che sono solo un sasso lanciato nel mare magnum dei problemi che riguardano spopolamento, decrescita demografica, lavoro femminile e giovanile. Però, ridurre il cuneo fiscale, anche se i contribuenti Irpef non diventeranno ricchi dall’oggi al domani, stanziare fondi per gli asili nido da garantire a chi ha almeno due figli, la decontribuzione per le mamme che lavorano, così come gli sgravi per chi assume giovani sono tutte misure certamente non nuove ma che confermano una visione: se vogliamo crescere demograficamente, bisogna che le famiglie abbiano i mezzi per sostenersi e per avere più di un figlio. Altrimenti, continueremo a leggere, come accaduto nei giorni scorsi nelle cronache, che non viene garantita la mensa a tutti gli alunni o ai bambini della scuola materna perché il Comune di turno non ha fondi sufficienti per tutti.

Allora come pretendiamo di convincere le giovani coppie ad avere più di un figlio e magari anche a continuare a vivere in un centro a rischio spopolamento? E come facciamo a convincere due sposini ad acquistare una casa se i mutui sono troppo alti? Ha un senso dunque confermare le agevolazioni per le giovani coppie che richiedono un mutuo.

Certo, un po’ più di coraggio non sarebbe guastato, magari abbattendo le accise sui carburanti (un vero e proprio macigno per i costi di una famiglia e anche per l’incidenza che benzina e gasolio hanno sul prezzo finale dei beni di consumo, a iniziare proprio dagli alimentari) oppure assicurare il taglio del cuneo fiscale ma allo stesso tempo anche la salvaguardia di quelle deduzioni o detrazioni che servono alla classe media (per esempio gli sgravi sugli affitti per gli studenti) non tanto per aumentare i consumi in modo esponenziale quanto per non ridurli e soprattutto per evitare che alcuni settori finiscano per ripiombare nella spirale del sommerso. Se tutti pagano le tasse alla fine i sacrifici sono minori per la generalità dei cittadini e così quello che è un corridoio stretto può diventare una rotta ampia e la navigazione può essere più tranquilla nel mare della crescita economica.

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