N egli ultimi anni le nuove tecnologie nelle comunicazioni e nei trasporti hanno favorito il passaggio da un insieme di mondi separati a un sistema globale e integrato, fittamente interconnesso e caratterizzato dalla libera circolazione di merci, capitali, servizi e informazioni. Questa progressiva interdipendenza negli scambi, nella produzione, nella comunicazione e nella diffusione culturale viene definita con il termine globalizzazione. La globalizzazione è qualcosa che però si manifesta a livelli diversi.

V i è la globalizzazione dell’economia, attraverso un processo di internazionalizzazione e di inserimento delle imprese in un circuito mondiale di relazioni. Vi è poi la globalizzazione delle conoscenze, attraverso la diffusione sempre più capillare delle informazioni. E vi è, purtroppo, la globalizzazione dei problemi, attraverso la consapevolezza che tematiche come l’esaurimento delle risorse disponibili, le migrazioni, le crisi politiche, l’inquinamento e la diffusione delle malattie riguardano tutto il mondo, allo stesso modo.

La maggior parte degli studiosi oggi concorda sul fatto che la liberalizzazione dei mercati mondiali, stimolando l’aumento della produttività e l’intensificazione degli scambi internazionali, ha procurato alcuni indubbi vantaggi. Si è infatti registrato un incremento del benessere materiale in molti paesi che alcuni decenni fa erano considerati poveri, come per esempio Corea del Sud, Taiwan, Hong Kong, Singapore, Thailandia. Il rapido trasferimento da un paese all’altro di capitali, tecnologia, competenze ha portato un miglioramento nelle condizioni di vita e di lavoro: per esempio maggiore alfabetizzazione, riduzione del tasso di mortalità infantile, sviluppo di una coscienza civica e politica, apertura a tutele sindacali ecc. Non sempre, però, la globalizzazione ha portato una più equa redistribuzione della ricchezza prodotta, ma di contro ha provocato un forte aumento delle sperequazioni (cioè, la diseguale ripartizione delle risorse) sociali. Diciamolo: è quello che è avvenuto e sta avvenendo alle nostre latitudini. Altri osservatori sottolineano, inoltre, come la globalizzazione non sia riuscita a fermare il degrado ambientale del pianeta e a promuovere uno sviluppo sostenibile e abbia invece creato nuovi squilibri che hanno determinato, per esempio, massicce migrazioni.

È possibile godere dei vantaggi della globalizzazione, senza subirne gli svantaggi? Qualcosa si può fare. La globalizzazione ha il suo punto di forza nella mondializzazione delle conoscenze, attraverso la diffusione sempre più capillare delle informazioni. L’ambiente nel quale viviamo ruota intorno all’uso di nuove tecnologie e dell’informatica. Internet, in particolare, consente l’accesso a un’infinita gamma di risorse e informazioni provenienti da ogni parte della Terra e sviluppa una rete sempre più fitta e connessa di relazioni tra gli individui. La rete delle comunicazioni, però, non è uniforme: in alcune regioni del mondo (Stati Uniti, Europa, Giappone, Australia) è molto densa, fitta e integrata; in altri paesi (in America Latina e in Africa) è invece rada e discontinua. Bisogna agire per eliminare quello che viene chiamato Digital Divide, il divario digitale. Allo stesso tempo si devono condividere le tecnologie più innovative e meno inquinanti per ridurre a livello globale l’impatto dell’attività umana sull’ambiente. Bisogna anche evitare gli eccessi della globalizzazione, quelli per cui è diventato normale importare frutta e verdura fuori stagione da altri continenti e delocalizzare il lavoro là dove è econom icamente – ma non socialmente ed individualmente! – più conveniente. Infine, la globalizzazione deve essere solidale: siamo tutti coinvolti nei problemi del Pianeta e ciò che accade anche in luoghi lontanissimi prima o poi ha un impatto anche su di noi.

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