P rima avvertenza: se non volete essere infinocchiati, cambiate prospettiva, non accettate la lettura di questa vicenda che vi suggerisce la politica. Tutto quello che sembra, nel “caso Cospito”- infatti - non è come appare.

Ad esempio: malgrado lo sciopero della fame, questo non è un dibattito su una singola persona. Ma piuttosto su di un anarchico che ha scelto scientemente di diventare la testa d’ariete “presentabile” di 750 mafiosi “impresentabili”: un singolo, dunque, che ha voluto dare battaglia, ma che di fatto lo sta facendo per conto terzi.

Il bello è che lo ha anche dichiarato: se Cospito vincesse la sua guerra contro il 41 bis, dunque, avrebbero meno problemi tutti quelli che oggi sono “nascosti” dietro di lui. E questo è un fatto. Gente che ha azionato timer per uccidere Giovanni Falcone, o che ha squagliato bambini nell’acido. Non certo perseguitati politici. Il regime del 41 bis, infatti, riguarda solo tre terroristi detenuti nell’intero Paese: tutti gli altri che oggi sono sottoposti a regime restrittivo, dunque, sono criminali condannati per reati di mafia.

Seconda domanda: ma è possibile che i boss in Italia siano così tanti? Possibile che ci siano davvero 747 capimafia nelle carceri italiane? Infatti non è così: non ci sono solo dei boss, sottoposti a massima sicurezza, perché - nel tempo - il 41 bis è diventato, nel nostro ordinamento, una sorta di aggravante di reato dedicata ai mafiosi. Terzo dilemma. Neanche il 41 bis impedisce ogni rapporto con il mondo esterno: il detenuto, infatti, malgrado le restrizioni, può continuare a parlare con i familiari (una volta al mese), con i medici, e -sempre - con il suo avvocato. È da qui le sue parole filtrano. È per questo che Cospito, pur essendo al 41 bis, riesce ad essere ogni volta che vuole sui giornali con le sue dichiarazioni. Se lui (e gli altri come lui) non parlassero più con nessuno, sarebbero sospese delle libertà che la nostra Costituzione continua a garantire - per fortuna - anche agli ergastolani in regime di massima sicurezza.

Ma allora i politici, hanno fatto bene a trasformare questa vicenda in un tema di battaglia tra schieramenti? Per tutti questi motivi io penso di no: il 41 bis fu inventato nel tempo delle stragi, lo applicano i magistrati, per applicarlo bisogna essere a conoscenza dei dossier delle inchieste, discutere del 41 bis caso per caso, senza conoscere i dossier, sarebbe come pensare di fare la formazione della nazionale senza aver seguito gli allenamenti e senza sapere esattamente chi è infortunato e chi no.

Quindi ricapitolando: Cospito combatte contro il 41 bis, anche se non è un problema dei detenuti politici, ma dei mafiosi. I mafiosi lo sostengono perché se la facessero loro, quella battaglia sui diritti, non riuscirebbero ad ottenere una sola riga di consenso o di attenzione, perché sono come degli appestati. La politica si divide su un tema che non dovrebbe essere di sua competenza, ma non ha tutti gli elementi per giudicare. L’opinione pubblica viene ingannata con un presunto sconto tra “garantisti” e “giustizialisti” che è a somma zero: l’elettorato di sinistra resta disgustato da quelli che ritiene atteggiamenti forcaioli e liberticidi. Mentre l’elettorato di destra rimane disgustata da quello che le sembra una campagna innocentista a favore di un assassino. Ma in realtà - come abbiamo visto - quella sul 41 bis è una discussione che va fatta caso per caso e non in linea di principio. Bisognerebbe dunque provare a trovare una risposta più complessa: a mente fredda si potrebbe sostenere che, malgrado i suoi proclami deliranti contro lo Stato, Cospito non ha alle spalle una organizzazione mafiosa. Dunque non è pericoloso come Totò Riina, e - paradossalmente - non lo sarebbe di più o di meno con il 41 bis. Ma se invece gli inquirenti che indagano sui gruppi anarchici avessero dei rapporti (riservati) in cui hanno notizia di un rischio emulazione o risposta vendicativa, allora avrebbe senso prolungare le misure. Conclusione: sarebbe meglio avere sempre sempre dei parlamentari (sia di destra che di sinistra) nelle prigioni a vigilare sui diritti. E sarebbe bello scoprire che spesso in cella ci va sopratutto chi non può permettersi un avvocato. Sarebbe bello che i parlamentari si unissero non per un solo nome da santificare o da demonizzare, ma per impedire lo scandalo di sei persone che vivono in una sola cella senza un bagno. Ma siccome questo non porta consensi facili, temo che continueremo a parlare di Cospito. Purtroppo.

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