I l voto unanime della Camera sull’inserimento in Costituzione del principio di insularità è uno dei pochi segnali positivi arrivati negli ultimi anni dai parlamentari sardi. Solitamente divisi, pronti al litigio e talvolta distratti rispetto ai problemi dell’Isola, questa volta hanno marciato compatti nel tentativo di trascinare i nostri territori fuori dalle secche del sottosviluppo. Inserire un principio nella legge fondamentale della Repubblica non basta, dovranno seguire azioni e investimenti. E nel frattempo cercare, se non di risolvere, quanto meno di tamponare i problemi che attanagliano la Sardegna.

T erra bella e maledetta, quella sarda pagava una arretratezza di fondo ancor prima della crisi generata dalla pandemia di Covid-19 e di quella seguita al conflitto tra Russia e Ucraina. Gli effetti dell’una e dell’altra sono ancora in atto e lo saranno a lungo. Per usare un’espressione di Lenin: che fare?

Nonostante qualche spiraglio di luce, la questione della continuità aerea è ancora aperta. Ita, che ha preso in carico le macerie di Alitalia, sta cercando di risollevare la testa ed è entrata in competizione con Volotea. Annunci, promesse di potenziamento, impegni. Ma per ora solo parole. Diciamola tutta, se non ci fosse Ryanair a portarci in giro per l’Italia e l’Europa, con orari a volte impossibili e con sedili simili a uno strumento di tortura, i sardi sarebbero costretti a restare in questa gabbia dorata che è la nostra isola.

Trovare una pezza sin dopo l’estate (ma intanto gli operatori turistici sono al tappeto perché le grandi agenzie internazionali hanno bisogno di certezze sei mesi prima e non sei settimane prima) o per i prossimi due anni non risolve il problema alla radice. I sardi devono poter contare su collegamenti certi e a prezzi stabiliti per sempre e verso i principali aeroporti italiani: Roma, Milano, Torino, Verona, Bologna, Napoli, Bari, Catania e Palermo. Era quello che Ati, costola di Alitalia, faceva negli anni d’oro. Poi una classe politica imbelle ha chiuso Ati e non è riuscita a salvare Alitalia, prestigiosa compagnia sparita come una low cost qualsiasi.

Vogliamo parlare delle navi? Vecchie, scomode e adesso anche carissime. A dirlo è Assoarmatori: con il costo del carburante alle stelle, l’aumento del prezzo dei biglietti sarà inevitabile. Ne pagheranno le conseguenze chi viaggia in traghetto, i turisti, gli operatori sardi del settore, e tutti noi. Perché aumenteranno i costi delle merci. Nessuno si faccia illusioni, siamo tutti coinvolti, anche coloro che si muovono da casa solo per andare al mercato.

La battaglia per l’insularità è anche quella per la continuità ma non solo. Giova ricordare che non c’è un’industria in Sardegna che non sia in crisi. Anzi, no, c’è un fabbrica che prospera e che si allarga, anche con metodi che la Procura di Cagliari ha messo in discussione: la Rwm di Domusnovas, che produce armi. È il segno di questi tempi grigi. Tutte le altre fabbricano annaspano, tra cassa integrazione, proteste, speranze, illusioni, promesse non mantenute. Nel battaglione delle aziende in crisi, anche quelle della pesca e dell’agricoltura, stremate dal prezzo dei carburanti.

A completare il quadro la grande questione dell’energia. Se ne parla da decenni ma niente è stato fatto. Al momento, a parte momentanei sussulti, non è chiara qual è la politica energetica della Sardegna. E i fatti di questi giorni dimostrano che avere a disposizione fonti energetiche certe, relativamente inquinanti e a prezzi controllati è indispensabile per la sopravvivenza di una società ultramoderna come quella occidentale. Non è un caso che Draghi, nella recente telefonata a Putin, ha affrontato non solo i temi della pace, ma anche quelli del flusso di gas russo verso l’Italia.A tali questioni che risposte dà la classe politica sarda? Quali sono i programmi a lunga scadenza in materia di trasporti, energia, agricoltura, agroalimentare, sviluppo, rispetto del territorio e turismo? D’accordo, troppe domande. Ma non è colpa di chi scrive se i nostri governanti non hanno mai avuto la capacità di programmare la Sardegna del futuro.

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