C i siamo tuffati nell’azzurro italiano, questi giorni, condividendo il tormento di Mancini e la sua disperata ricerca di calciatori nel paese dove il calcio conta più dell’italiano. Abbiamo preso nota degli interventi illuminati di Balotelli e Petagna, abbiamo scoperto che Zaccagni – oggi uno dei migliori giocatori italiani – paga per vecchi rancori con il ct. Poi vai a Malta, dove Riva giocava con le pantofole, e vinci contro una squadra modesta schierando oriundi, argentini e calciatori che in Serie A fanno fatica. Il famoso convento passa questo, fra Gnonto e Grifo.

E allora avanti tutta con Mancini, la critica fatica a capire dove si voglia andare, fra convocati bambini che non giocano neanche in Primavera e consunti difensori (Bonucci) che nella Juve perdono posizioni. Dopo la tremenda esclusione dal Mondiale in Medio Oriente, quel trionfo a Wembley consente ancora di avere credito. Ma questa Nazionale, comunque la guardi, diciamo che appassiona poco.

Però, quella che comincia oggi è soprattutto una settimana di attesa per i tifosi del Cagliari, per un ambiente che sta sognando di giocarsi la promozione – meglio dire, il ritorno – in serie A, alla fine di una stagione dove si è visto di tutto, esonero compreso. La svolta l’ha data senza dubbio l’allenatore, al quale va riconosciuto di aver fatto un salto nel buio sotto Natale, seppure rispettando la sua filosofia: Ranieri non cerca contratti e milioni, ma vuole storie, e quella di Cagliari può diventarlo. Ha messo le cose al loro posto e questa rivoluzione silenziosa si è vista perfino in sala stampa. Nel movimentato dopo gara di Cagliari-Ascoli, condito da un silenzio stampa bizzarro, l’allenatore ha bacchettato i tifosi, che avevano giustamente fischiato dopo un primo tempo sconcertante. Sabato la partita del cuore fra Ranieri e Bisoli vale mezzo campionato, non ci dovrà essere spazio per i sentimenti: la sosta ha fermato un Cagliari favoloso, alla Domus la corsa deve continuare.

© Riproduzione riservata