E mmanuel Macron è presidente della Francia per la seconda volta, è una buona notizia per l’Europa che deve trovare con estrema urgenza la via per fermare la guerra in Ucraina. Questo è il primo punto dell’agenda di noi tutti, il resto conta pochissimo rispetto ai pericoli letali che covano in questo conflitto.

La Francia fa parte del club nucleare, è un vincitore della Seconda guerra mondiale, è un membro permanente del Consiglio di sicurezza dell’Onu, punta alla costruzione di un esercito europeo (a guida francese), può bilanciare la Nato, è un alleato degli Stati Uniti ma autonomo rispetto alla politica dei falchi dell’amministrazione Biden e il rapporto personale tra Macron e Putin è una carta da giocare per il negoziato. Sono appunti che meritano di essere approfonditi, ma la traccia è questa. E il tempo a disposizione per evitare l’escalation è sempre meno.La spesa per gli armamenti per la prima volta nella storia ha superato i 2 mila miliardi di dollari. Il numero non dovrebbe coglierci di sorpresa, la notizia data dal Sipri di Stoccolma conferma la corsa alla guerra in un mondo che va a briglie sciolte, in pieno disordine. Notizia secca: mentre L’Unione Sarda sta per essere stampata, Sergej Lavrov dice che «il pericolo di una terza guerra mondiale è reale».

Il conflitto in Ucraina conferma questa tendenza, la Russia ha aperto la battaglia del Donbass, gli Stati Uniti hanno accelerato l’invio di armi, l’Europa segue Washington, oggi nella base aerea di Ramstein, in Germania, ci sarà un vertice dei partner internazionali promosso dal Pentagono.

I l tema è l’esigenza “a lungo termine” della difesa dell’Ucraina. La dimensione è quella di un conflitto di lungo periodo, il segretario della Difesa americana, Lloyd Austin ha parlato chiaramente del piano di “indebolimento” della Russia che, a sua volta, insegue l’obiettivo della vittoria. È un quadro dove lo spazio della diplomazia è stato annullato.Viviamo nell’era della minaccia nucleare, questo è il fatto che cambia la prospettiva della guerra. Immersi in un eterno “presentismo”, dimentichiamo la storia, Hiroshima e Nagasaki sono lontane nello spazio e nel tempo, ma quel pericolo esiste. Ho visto e sentito politici d’alto rango che si improvvisano generali napoleonici e parlano di “vittoria sul campo di battaglia”, ma questo obiettivo si può sostenere (e vedremo come) solo nel caso di un conflitto con armi convenzionali, perché in uno scontro tra potenze nucleari non vince nessuno e la logica della guerra senza limiti (consiglio la lettura di “Portando Clausewitz all’estremo” di René Girard) conduce alla distruzione totale dell’avversario. Un grande polemista inglese, William Hazlitt, nel 1822 in un sulfureo saggio metteva in guardia dall’ignorante colto, in fatto di guerra ne abbiamo un esercito (che naturalmente non va in battaglia).Vincere la guerra in Ucraina per l’Occidente - di questo si sta discutendo - significa avere un grado di coinvolgimento sempre più alto. Anche qui, come sempre, è la storia che parla, basta leggere un libro di David Halberstam, “The Best and the Brightest” per scoprire come l’amministrazione di John Fitzgerald Kennedy finì nel pantano del Vietnam, per presunzione politica e scarsa conoscenza della realtà del campo di battaglia. E occorre leggere le memorie di Henry Kissinger (i primi due volumi, ‘Gli anni della Casa Bianca’ e ‘Anni di crisi’) per ricordare quanto sangue, sudore, fatica e lacrime (Winston Churchill, Camera dei Comuni, 13 maggio 1940) costò all’amministrazione di Richard Nixon l’operazione di uscita da un conflitto che costò la vita a oltre 58 mila americani caduti nella giungla vietnamita.Quando si evoca il campo di battaglia, occorre estrema prudenza. In “Military Power” Stephen Biddle ricorda come i conflitti cambino le convenzioni, le convinzioni, le strategie che si danno per vincenti: “Nel 1914 gli europei si attendevano una decisiva, corta guerra di movimento. Nessuno aveva previsto una guerra di trincea di quasi quattro anni, non ci sarebbe mai stata. Nel 1940 gli Alleati rimasero sorpresi dalla guerra-lampo dei tedeschi in Francia. Si attendevano qualcosa di vicino alla guerra di trincea del 1914-18, perfino i vincitori ne rimasero sorpresi, pianificavano una lunga guerra d’attrito in Francia”.

Gli esiti sono imprevedibili. Così come fare affidamento sulla tecnologia avanzata delle armi spedite in Ucraina può generare illusioni. Sempre in "Military Power” c’è l’avviso, conta l’impiego della forza, non la sua preponderanza (altrimenti gli Stati Uniti non avrebbero perso in Vietnam e la Russia avrebbe già vinto in Ucraina) e quanto alla tecnologia, “a metà degli anni Settanta i carri armati erano largamente considerati dei dinosauri, la prossima generazione di arma obsoleta che seguiva il destino della cavalleria sul campo di battaglia. Ancora una volta, sbagliato: a metà degli anni Novanta, il tank M-1 fu largamente considerato il “Re della Killing Zone” dopo la sua prova con quasi zero perdite nella Guerra del Golfo”. Quante illusioni e errori.Gli ucraini hanno il diritto di difendersi, vanno aiutati nella loro resistenza contro l’invasione della Russia, servono armi e intelligenza. Mentre infuria la battaglia, qualcuno si occupi anche della pace. Abbiamo celebrato la Liberazione, siamo di nuovo in guerra.

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