U na squadra che ha l’ambizione di tornare in Serie A gestisce in maniera differente un vantaggio conquistato a metà del secondo tempo. Perché dalla trasferta di Brescia, contro una formazione modesta, per giunta al quarto allenatore stagionale e con la curva sul piede di guerra, passava una bella fetta della stagione del Cagliari. Invece è finita con un pareggio che serve poco o nulla ai rossoblù e tantomeno al Brescia, che la partita di ieri ha provato perfino a prendersela, nonostante gli scarsi mezzi a disposizione.

Claudio Ranieri fa quello che può, che questo non fosse il suo Leicester si era capito quasi subito. L’allenatore ha certamente un merito enorme, quello di aver ricostruito il tessuto morale di un gruppo ridotto in frantumi dalla precedente avventura tecnica, con responsabilità che non erano soltanto dell’allenatore. Se chi difende si perde l’avversario diretto – è successo spesso in questo campionato – anche se sulla panchina ci metti Guardiola, il risultato non cambia. L’errore di ieri, e nel complesso l’approccio alla gara, non sono da squadra «che merita la Serie A», il mantra di cui di ciba spesso l’ambiente, o che in quel campionato sogna di tornarci.

Il Cagliari, e non solo ieri a Brescia, è apparso modesto, senza la capacità di creare pericoli dalle parti dell’area avversaria: se torni a casa con un solo tiro in porta, firmato da Millico, allora c’è sicuramente qualcosa su cui discutere, ad Assemini.

Sì, un altro mantra – quello degli assenti – è un po’ più credibile rispetto al primo, quello legato alle ambizioni. Ma non ci pare che le condizioni fisiche di Rog e Pavoletti, per andare al punto, possano far pensare a due trascinatori che cambieranno la faccia della stagione. Fra poco sarà tempo di riaggregarsi al gruppo, poi un lento rientro dalla panchina, intanto il tempo se ne va fra i sogni e le preoccupazioni.

A dieci partite dalla fine, il bilancio del Cagliari è fatto di nove successi, dodici pareggi e sette sconfitte. Ma soprattutto, oggi sarebbe nei playoff, seppure partendo dalla posizione peggiore. Un traguardo impensabile prima dell’esonero di Liverani, con la squadra in lotta per non retrocedere, mentre oggi il tifoso non è di buonumore. Ieri pomeriggio, nel dopo partita di Radiolina, la tribuna istituzionale dei sostenitori rossoblù, l’aria era quella di un funerale, o qualcosa di simile. Una lunga diretta fra messaggi e interventi in cui si è fatto il processo a un Cagliari sgonfio, «con poco atletismo e voglia di vincere», ha sostenuto un tifoso che da 63 anni, beato lui, segue la squadra oggi affidata a Ranieri.

Stanno finendo le seconde possibilità, per fortuna si torna alla Domus con l’obiettivo di azzannare l’Ascoli. I bianconeri giocheranno per tentare l’aggancio, con le stesse motivazioni del Cagliari. Ranieri dovrà “fare” la partita, adesso tocca alla squadra. Venerdì, ore 20.30.

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