D uecento punti base. Questa è la differenza, detta anche spread, tra quanto rendono i Buoni del Tesoro Poliennali italiani (BTP) di durata decennale, rispetto a quelli tedeschi con stessa scadenza (Bund), così come risulta dalle quotazioni dello scorso 5 ottobre. Il BTP italiano è stato collocato sul mercato al 4,8%; in Germania i Bund sono stati “venduti” con un prezzo più basso, pari al 2,8%. Lo spread tra i due rendimenti si attesta al 2%, ovvero a 200 punti base. Il confronto con i Bund tedeschi deriva dalla considerazione che l’economia tedesca è reputata molto stabile e, in quanto tale, rappresenta un significativo punto di riferimento.

Il livello attuale dello spread sta suscitando un ampio dibattito e da più parti si esprimono preoccupazioni. Una domanda sorge spontanea: “Lo spread di oggi è alto oppure basso”? La risposta è: “dipende”. Il rendimento dei BTP è sempre stato più elevato di quello dei Bund tedeschi ma la loro distanza è variata molto nel tempo. Lo spread di oggi, ad esempio, è più basso di quello che si è rilevato in periodo Covid, nel marzo 2020, con un valore di oltre 275 punti base. È anche più basso dello spread del giorno in cui si è insediato il governo oggi in carica (233 punti base) o di quando è scoppiato il conflitto tra la Russia e l’Ucraina. Se poi lo si confronta con la situazione del novembre 2011 durante l’apice della crisi del governo Berlusconi, lo spread di oggi è meno della metà dei valori di allora, che hanno rappresentato i massimi storici, con oltre 550 punti base.

S e invece lo compariamo con le rilevazioni dei primi anni duemila, subito dopo l’ingresso dell’Euro, lo spread è più che quadruplicato. In crescita anche rispetto ai dati dello scorso giugno, rispetto ai quali è aumentato di circa mezzo punto percentuale. Insomma, lo spread sebbene in crescita negli ultimi mesi, è ben lontano dai valori anche di qualche anno addietro.

A questo punto un’altra domanda potrebbe essere: “L’aumento recente dello spread riguarda la qualità dell’azione di governo?” Anche in questo caso, la risposta è: “dipende”. Vi sono diversi fattori che fanno variare i rendimenti dei titoli di stato e quindi lo spread. Per farla semplice, in finanza il “rendimento” va a braccetto con il “rischio”. Se il mercato percepisce più rischio, vuole un rendimento più alto, altrimenti il titolo rimane invenduto. Se il rischio diminuisce, anche i rendimenti vanno giù.

Il livello dell’indebitamento dello Stato influenza molto il rischio. L’Italia ha un indebitamento molto alto. Rispetto al prodotto interno lordo (PIL) del nostro Paese, il totale del debito è oltre il 140%, sebbene sia in riduzione negli ultimi anni. Oggi, l’Italia ha un debito di oltre 2.800 miliardi di Euro. In media, ciò significa che ciascun italiano, neonati compresi, ha uno “zainetto” di debito di circa 50.000 Euro, circa una volta e mezza del debito pro capite dei tedeschi.

La nota di aggiornamento del documento di economia e finanza del 2023 per il triennio 2024-2026 (NADEF), recentemente approvata dal Consiglio dei ministri su proposta del ministro Giorgetti, e trasmessa al Parlamento, prevede una manovra espansiva che richiede un aumento dell’indebitamento dello Stato Italiano.

Tale aumento si scarica, naturalmente, sulla percezione del rischio da parte degli investitori che quindi richiedono maggiori rendimenti.

L’aumento dello spread indica pertanto l’attesa di maggiore debito ma non rappresenta un indicatore di bassa qualità della manovra. Anzi la manovra si propone un ambizioso programma di medio-lungo periodo di ristrutturazione ed espansione, la cui attivazione, secondo il disegno governativo, richiede nuove risorse finanziarie.

La finanza fresca nei processi di ristrutturazione è necessaria ma è sempre un problema disporne. Lo è per i piani di riconversione delle imprese così come lo è per piani di crescita dei governi con alto indebitamento. Le azioni di spending review sono ovviamente cruciali ma richiedono tempo per generare finanza.

Insomma, per arrivare a una conclusione di questa analisi, attenzione allo spread ma soprattutto grande attenzione alla effettiva e rapida implementazione della manovra, Parlamento permettendo.

Università di Cagliari

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