L ’Italia e l’Unione Europea stanno lavorando a una serie di misure di politica energetica in grado di ridurre l’importazione di gas dalla Russia. Se ne è parlato al recente Consiglio Europeo di Versailles. «L’importante per l’Italia è salvaguardare la compattezza europea dimostrata nei primi giorni dopo l’invasione russa», ha commentato il premier Mario Draghi, e lavorare insieme per contenere le conseguenze della guerra sull’economia, soprattutto nel settore energetico.

Nell’impostazione del governo, la dipendenza energetica dalla Russia va affrontata sulla base di quattro pilastri: il primo è la diversificazione delle fonti di energia, da attuarsi cercando nuovi fornitori; il secondo è l’introduzione di un tetto europeo ai prezzi del gas; il terzo prevede di staccare il mercato dell’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili dal mercato dal gas e, infine, il quarto è costituito dalla tassazione degli extra profitti delle società elettriche.

Com’è attualmente la situazione del mercato energetico europeo e nazionale? Secondo l'Agenzia internazionale dell’energia (Aie), il 45% del gas importato nell’Ue proviene da gasdotti russi. Nel 2021 l’Unione Europea ne ha importato una media di oltre 380 milioni di metri cubi al giorno, che in un anno diventano circa 155 miliardi di metri cubi. Nel Consiglio di Versailles, i Paesi europei hanno concordato sull’esigenza di eliminare la dipendenza da petrolio, gas e carbone importati dalla Russia, attraverso una serie di misure.

Q ueste misure dovrebbero essere la diversificazione delle forniture, l’accelerazione nello sviluppo delle rinnovabili, il miglioramento delle reti europee di gas ed elettricità e il rafforzamento del piano d'emergenza energetico.

L’Italia ha consumato lo scorso anno 76 miliardi di metri cubi di gas, di cui 29 importati dalla Russia da un solo gasdotto. Gli altri 47 miliardi di metri cubi arrivano attraverso altri 4 gasdotti, i tre rigassificatori di metano liquido (GNL) importato via nave e anche una parte di produzione nazionale. Perciò, la quota dalla Russia resta sostanzialmente determinante e sostituirla in tutto o in parte nel breve periodo non è semplice. Tuttavia, il piano del governo prevede di dimezzarla nell'immediato, ed eliminarla completamente entro due anni. In valori assoluti, pertanto, il problema si pone per quei 29 miliardi di metri cubi d’importazione russa, che vanno sostituiti da altre fonti, come ha spiegato il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani.

Secondo il ministro, abbiamo fatto un’operazione estremamente anticipata e rapida ed entro la primavera inoltrata circa 15-16 miliardi di metri cubi saranno rimpiazzati da altri fornitori. «Stiamo lavorando con impianti nuovi, rigassificazione, contratti a lungo termine e rinforzo delle nostre infrastrutture, che ragionevolmente dovrebbero consentirci di essere completamente indipendenti nel giro di 24-30 mesi». La nostra capacità complessiva d’importazione arriva a 115 miliardi. Sia il gasdotto a Passo Gries, al confine con la Svizzera, sia quello a Tarvisio, al confine con l’Austria, possono operare anche in contro-flusso, verso Francia, Germania e la stessa Ucraina (che ne importa dalla Russia 10 miliardi).

Ma dove potremmo trovare i 29 miliardi aggiuntivi che ora provengono dalla Russia? Come hanno notato Diego Gavagnin e Vittorio D’Ermo su “Formiche”, la guerra ha generato un forte spirito di collaborazione internazionale tra Stati e operatori energetici. Anche altri Paesi hanno pluralità di vie di rifornimento, e i contratti, se venditori e fornitori sono d’accordo, si possono scambiare. Ad esempio Spagna e Portogallo, che dispongono di 8 rigassificatori, per una capacità di 60 miliardi di metri cubi con cui potrebbero soddisfare tutta la propria domanda, li usano solo in parte e ne importano via gasdotto sino a 10 miliardi dall’Algeria, dallo stesso giacimento che rifornisce l’Italia. Un accordo con algerini e spagnoli potrebbe perciò deviare verso l’Italia 10 miliardi di metri cubi, da cui deriva il moderato ottimismo di Draghi e Cigolani per la soluzione del problema.

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