La magistratura iraniana ha condannato a morte altre 11 persone coinvolte nelle proteste che stanno interessando il Paese dal 16 settembre, dalla morte della 22enne Masha Amini. Gli attivisti però sostengono che la condotta di Teheran sia ben più preoccupante: sarebbero circa una dozzina le persone già condannate alla pena capitale.

Sino ad oggi, stando alle notizie ufficiali, sono stati giustiziati due giovani: Mohsen Shekari, impiccato l'8 dicembre e Majidreza Rahnavard, ucciso ieri: entrambi di 23 anni, accusati di “moharebeh”, ovvero di “inimicizia contro Dio” secondo la sharia islamica iraniana.

BBC Persia ha reso noto che nelle ultime ore è stata attaccata la casa dell’ultimo condannato. Nelle immagini pubblicate sui social si vedono le finestre dell'abitazione in Har Ameli Street a Mashhad rotte e slogan scritti sul muro. Intanto il governo ha impedito i funerali ma un certo numero di persone si è comunque radunato intorno all’abitazione, sfidando il divieto.

I numeri, in continuo aggiornamento, dicono che attualmente sarebbero circa 400 le persone condannate a pene detentive fino a 10 anni, per aver partecipato alle proteste scatenate dalla morte della giovane iraniana. 

«Nelle udienze sui casi dei rivoltosi nella provincia di Teheran, 160 persone sono state condannate a pene tra i cinque e i dieci anni di carcere, 80 a pene tra i due e i cinque anni e 160 a pene fino a due anni», ha dichiarato il capo della magistratura di Teheran Ali Alghasi-Mehr.

(Unioneonline/v.f.)

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