Un "caso triste". Una "tragedia". Di sicuro, una vicenda incredibile.

È quella che vede protagonista Robyn Williams. Al lettore italiano il nome, a parte l'assonanza con quello del celebre attore, non dice molto. Ma in Gran Bretagna è molto noto.

Si tratta di una super-poliziotta, 36enne, di colore e di origini giamaicane, simbolo di integrazione e insignita di numerose medaglie d'oro. Un esempio da imitare.

Ma ora la sua carriera è stata rovinata a causa di un video pedopornografico trovato sul suo telefonino.

A inviarglielo è stata sua sorella, che voleva che lo vedesse per poi far aprire un'indagine.

Ma lei non si era accorta dell'invio e ha impiegato due giorni a informare le autorità competenti.

Di fatto, violando la legge, che vieta categoricamente di detenere video e immagini con protagonisti bambini abusati e, nel caso se ne venga in possesso, impone di allertare chi di dovere immediatamente.

Quindi la Williams è finita sotto indagine e poi a processo. E il giudice, pur riconoscendole tutte le attenuanti e pur ammettendo di trovarsi di fronte a una vicenda "insolita", non ha potuto non essere inflessibile.

Risultato: per la super-poliziotta è scattata la condanna a 200 ore di servizi sociali, più l'iscrizione nella black list dei cittadini condannati per reati sessuali.

Una macchia indelebile sul suo stato di servizio impeccabile, che probabilmente le precluderà ulteriori scatti di carriera. Di sicuro, rileva la stampa inglese, dovrà dire addio alla sua scalata ai vertici di Scotland Yard.

Quanto accaduto sta facendo molto discutere l'opinione pubblica britannica, divisa tra colpevolisti, secondo cui la legge deve essere uguale per tutti, e innocentisti.

Tra questi ultimi, gli agenti di colore in forza alla polizia britannica, convinti che la Giustizia abbia usato il metro di giudizio più duro proprio a causa delle origini della Williams.

(Unioneonline/l.f.)
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