Delitto Politkovskaya e caso Pussy Riot: la Corte per i diritti umani condanna Mosca
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La Corte europea per i diritti dell'uomo ha condannato la Russia per "non aver attuato le opportune misure investigative per identificare i mandanti dell'omicidio" della giornalista Anna Politkovskaya, avvenuto nel 2006.
"Lo Stato russo - si legge in una nota - non ha rispettato gli obblighi relativi all'efficacia e alla durata dell'indagine imposti dalla Convenzione europea sui diritti umani".
Stessa sorte per il trattamento riservato dai russi alle componenti delle Pussy Riot.
La Politkovskaya è stata uccisa il 7 ottobre di 12 anni fa nell'ascensore del suo palazzo a Mosca.
La polizia, dopo le dovute indagini, aveva ritrovato dei proiettili accanto al cadavere senza però riuscire a individuare il colpevole.
Qualche giorno dopo gli agenti sequestrarono il computer della donna che in quel periodo lavorava a un'inchiesta sulle forze di sicurezza cecene legate al primo ministro Ramsan Kadyrov.
La polizia moscovita finì dunque sotto accusa, ma nel 2009 il principale sospettato dell'insabbiamento - Sergej Chadžikurbanov - è stato assolto. La Corte europea però ha giudicato "insufficienti" gli sforzi russi per risolvere il caso.
E, come detto, biasimo è stato espresso dai giudici della Cedu anche per le indagini sulle attiviste anti-Putin della band Pussy Riot, arrestate nel 2012 con l'accusa di teppismo e istigazione all'odio religioso per un'esibizione non autorizzata contro il presidente russo, Vladimir Putin, accusato dalle stesse di brogli alle elezioni. Qualche giorno dopo la sentenza le aveva codannate a 2 anni di reclusione.
(Unioneonline/M)