"Non accetteremo mai l'allargamento della Nato fino ai nostri confini, è una minaccia che noi percepiamo chiaramente" ma la Russia “non vuole la guerra” e questo è il “motivo per cui abbiamo avanzato proposte per un processo negoziale".

Il presidente russo Vladimir Putin in conferenza stampa con il cancelliere tedesco Olaf Scholz, dopo i colloqui di oltre tre ore sulla crisi in Ucraina, usa toni concilianti: sebbene “le risposte dell'Alleanza sulla sicurezza" finora "non soddisfano le nostre richieste", ci sono dei "ragionamenti" che possono essere portati avanti.

La guerra non sembra più così imminente anche se il timore russo resta il continuo allargamento a est della Nato: "Da 30 anni ci dicono che la Nato non si allargherà verso la Russia, invece è accaduto. E ci dicono che l'Ucraina non è ancora pronta per entrare nella Nato. Ma se questo avverrà domani o dopodomani, per noi non cambia nulla. Vogliamo risolvere questa questione adesso". Per la Russia rimane "una priorità" la garanzia che l'Ucraina non entri in futuro nella Nato. 

Quanto al progetto Nord Stream 2, il gasdotto che, attraverso il Mar Baltico, trasporta direttamente il gas proveniente dalla Russia in Europa occidentale, passando per la Germania, è pronto a funzionare da dicembre ed è un "progetto strutturale per rafforzare la sicurezza energetica in Europa e risolvere problemi energetici ed ambientali, e non ha nessuna valenza politica". 

La sicurezza dell'Europa "non può essere costruita contro la Russia ma in cooperazione con la Russia", ha garantito il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Quanto al riconoscimento da parte di Mosca delle due repubbliche separatiste filo-russe del Donbass, in Ucraina, sarebbe una "catastrofe politica" e una "violazione degli accordi di Minsk". 

BIDEN: “ATTACCO POSSIBILE” – Nonostante le parole “rassicuranti” di Putin, il presidente americano Joe Biden continua a sostenere che “un attacco è sempre possibile”. "Gli Usa sono preparati, a prescindere da quello che accade", ha detto parlando alla Casa Bianca, anche perché il ritiro delle truppe russe non è stato "ancora verificato in questa fase".

"Siamo desiderosi di negoziare accordi scritti con la Russia", ha aggiunto, di proporre "nuove misure sul controllo degli armamenti e sulla trasparenza" perché alla diplomazia deve essere data "ogni possibilità di avere successo". "Non vogliamo destabilizzare la Russia", ha assicurato. 

LA TELEFONATA DRAGHI-ZELENSKY – Intanto il premier Mario Draghi ha parlato al telefono con il presidente dell'Ucraina, Volodymyr Zelensky. Il capo del governo italiano, spiega una nota di Palazzo Chigi, ha ribadito il fermo sostegno del governo italiano all'integrità territoriale e alla sovranità dell'Ucraina. “E' stata condivisa l'importanza di rafforzare l'impegno comune per una soluzione sostenibile e durevole della crisi, mantenendo aperto un canale di dialogo con Mosca”. 

 "Con il premier Mario Draghi – le parole di Zelensky - abbiamo discusso delle sfide della sicurezza che affrontano oggi l'Ucraina e l'Europa. Abbiamo avuto uno scambio di opinioni sull'intensificazione del lavoro di tutti i formati negoziali e sullo sblocco del processo di pace. Apprezzo il sostegno dell'Italia all'Ucraina". 

DI MAIO A KIEV – Anche il ministro degli Esteri Luigi Di Maio è a Kiev: "L'unica via da percorrere è quella che porta alla pace e alla stabilità. Sono convinto che per la crisi in atto esiste solo una soluzione diplomatica che metta fine alle tensioni ed eviti eventuali aggressioni". "L'Italia - ha aggiunto - in coordinamento con i propri partner, concentra ogni sforzo su questa soluzione. In queste ore la diplomazia non deve fermarsi, è l'unica vera arma pacifica per evitare un conflitto".

(Unioneonline/D)

© Riproduzione riservata