«I reati in questione sono gravi, sia in Ungheria che a livello internazionale. Le misure adottate nel procedimento sono previste dalla legge e adeguate alla gravità dell'accusa del reato commesso».

Lo scrive su X Zoltan Kovacs, il portavoce del premier ungherese Viktor Orban, sul caso di Ilaria Salis, l’insegnante di origine sarda detenuta in Ungheria e apparsa incatenata in Tribunale in un’immagine che ha fatto il giro del mondo.

«La credibilità di Ilaria Salis – ha aggiunto il portavoce di Orban - è altamente discutibile, come dimostrato, tra l'altro, dalle false dichiarazioni da lei rilasciate circa la sua istruzione, la sua situazione familiare e le sue relazioni personali, che si sono poi rivelate false».

Budapest insomma respinge le accuse di «media di sinistra e organizzazioni di diritti umani» e nega che Salis sia trattata in modo disumano. «Disumano? Proprio no. Presa sul serio per la gravità del crimine di cui è accusata? Più probabilmente», scrive il portavoce definendo il legale ungherese di Salis, Gyorgy Magyar, come «un avvocato apertamente di sinistra».

«Nelle carceri ungheresi, ai detenuti vengono forniti tre pasti al giorno, che soddisfano i requisiti di una dieta sana», prosegue Kovacs, «vengono effettuati controlli igienici continui e i detenuti ricevono cure mediche adeguate. L'affermazione secondo cui ci sono i ratti è una bugia e gli istituti di servizio carcerario soddisfano elevati standard igienici». Inoltre i contatti di Salis con i suoi genitori «erano regolari e ordinati».

«In Ungheria - conclude il portavoce di Orban - i detenuti che ritengono che i loro diritti siano stati in qualche modo violati possono presentare denuncia».

(Unioneonline/L)

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