Giampiero Gualandi aveva intenzione di uccidere Sofia Stefani. È la convinzione del gip che ha emanato un’ordinanza di custodia cautelare per l’ex comandante dei vigili che nove giorni fa, ad Anzola Emilia, ha uccisa l’ex collega di 33 anni con un colpo di pistola sparato dall’arma di ordinanza nella sede del comando.

In quel momento nessun altro era presente in quell’ufficio e la versione di un incidente, con il colpo partito per errore, non risulta credibile – scrive il giudice – ed è piena di incongruenze.

Gualandi, 62 anni, aveva in mente l'idea di uccidere: così si spiegherebbe l'aver portato in stanza con la pistola anche il kit di pulizia dell'arma, preparando in qualche modo gli elementi utili a corroborare la sua versione dello sparo partito per errore. Sofia Stefani e Giampiero Gualandi quel giorno si erano sentiti: c'erano state almeno 15 chiamate in uscita dal telefono della donna verso l'ex comandante con cui aveva avuto una relazione, poi conclusa. Lei voleva continuare e insisteva, lui voleva troncare: lo testimoniano e lo confermano i messaggi in chat.

Quando l’ex vigilessa è arrivata al comando, intorno alle 16, lui l'aspettava e, secondo il gip, era perfettamente consapevole dello stato d'animo della donna. I due si sono chiusi nella stanza e Gualandi a quel punto, aveva «già in mente l'omicidio».

Durante la discussione, la 33enne avrebbe di nuovo insistito per continuare la relazione, e Gualandi, «esasperato», sottolinea il giudice, avrebbe impugnato la pistola (che era andato a prendere poco prima), l'avrebbe puntata verso Sofia e avrebbe premuto il grilletto. Quindi si sarebbe attivato per chiamare il 118 e per «simulare una tragica fatalità», dicendo che c'era stata una colluttazione e che lo sparo era partito per sbaglio dalla pistola che lui doveva pulire. In particolare, ha riferito l’uomo nell'interrogatorio, lei lo avrebbe aggredito con un ombrello.

(Unioneonline/s.s.)

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