Saman Abbas non è stata fatta a pezzi dopo essere stata uccisa: «È emerso un corpo sostanzialmente integro, che si è ben conservato considerata la profondità nella quale è stato interrato per oltre un anno e mezzo. Indossava gli stessi abiti al momento dell’interramento».

Sono le parole di Gaetano Calogero Paci, il procuratore capo di Reggio Emilia che ha parlato stamattina del ritrovamento del corpo che si presume sia della 18enne pachistana scomparsa il 30 aprile 2021 dopo essersi opposta a un matrimonio combinato.

Il cadavere, rinvenuto su indicazione dello zio della ragazza Danish Hasnain, che si trova in carcere ed ha accompagnato gli investigatori in quel casolare diroccato a Novellara, è stato dissotterrato ieri sera, si trovava a circa tre metri di profondità sotto uno strato di detriti e macerie.

Qualche elemento ne consente l’identificazione, ma serve l’esame del Dna per accertare che il corpo sia effettivamente di Saman.

«Ora – ha aggiunto il procuratore – si tratta di verificare l’integrità degli organi interni, perché attraverso e su di essi saranno svolte le indagini di tipo autoptico per capire esattamente l’identità. Certo, il contesto in cui è stato trovato e anche qualche altro elemento consentono di formulare una probabilità di identificazione, ma la prova regina è quella del Dna e solo allora sarà possibile dire con certezza che si tratti del corpo di Saman».

Il rudere dov'è stata recuperata la salma, a settecento metri dall'abitazione dove viveva la famiglia Abbas, è ancora sotto sequestro; proseguiranno infatti le operazioni dei periti per prelevare campioni di terreno e altri elementi da analizzare.

Per il delitto sono accusate cinque persone: lo zio e i cugini di Saman si trovano in carcere in Italia, il padre è stato arrestato nei giorni scorsi in Pakistan, ancora latitante la madre della ragazza.

(Unioneonline/L)

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