Non solo per frode come emerso in un primo momento, Shabbar Abbas è stato arrestato per l’omicidio della figlia Saman, scomparsa da Novellara (Reggio Emilia) nel 2021.

La fuga dell’uomo si è interrotta nel suo Punjab, la regione in cui viveva prima di trasferirsi a lavorare nelle campagne reggiane e dove era tornato in fretta e furia con la moglie per sfuggire all’arresto delle autorità italiane.

Ieri la polizia federale pakistana lo ha raggiunto alle 18 ora locale e lo ha ammanettato sulla base di una richiesta di arresto provvisorio ai fini dell’estradizione avanzata dall’Italia e recepita dal Pakistan. Era solo e non ha opposto resistenza. Risulta irreperibile la moglie Nazia Shaheen, così è stato riferito dal Pakistan alle autorità italiane. Il mandato di cattura riguarda anche lei, così come la richiesta di estradizione firmata a luglio 2021 dalla ministra Marta Cartabia.

Shabbar Abbas è stato portato nella capitale Islamabad, dove oggi si è svolta a porte chiuse l’udienza per la notifica degli atti. La prossima, fissata per il 24 novembre, sarà dedicata alle controdeduzioni della difesa.

LA STORIA

Saman è stata punita secondo gli investigatori italiani per essersi opposta a un matrimonio combinato. Prima aveva denunciato i suoi familiari ed era stata collocata per un periodo in una comunità protetta. Poi, compiuti i 18 anni, la ragazza era rientrata in famiglia, ma solo per avere i documenti e poter vivere la propria vita, con un fidanzato conosciuto in Italia.

I genitori non glielo hanno consentito. Secondo le indagini l’hanno assassinata in concorso con altri tre parenti, lo zio Danish Hasnain e i cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq.

Tutti e cinque sono stati già rinviati a giudizio, con prima udienza del processo fissata per il 10 febbraio. Ma non è ancora chiaro se per quella data l'Italia avrà ottenuto la consegna di Shabbar dal Pakistan, in mancanza di trattati sulle estradizioni, né fino a quando rimarrà in custodia nel suo Paese.

LE INTERCETTAZIONI

Tra gli elementi più forti raccolti dagli investigatori a carico del 46enne c'è un'intercettazione con un parente, registrata un mese dopo la fuga in Pakistan. «Ho ucciso mia figlia», diceva il padre di Saman. Lo stesso familiare, sentito dai carabinieri, confermava il contenuto della telefonata spiegando che Shabbar gli aveva detto: «Io sono già morto, l'ho uccisa io, l'ho uccisa per la mia dignità e per il mio onore. Noi l'abbiamo uccisa».

Anche la moglie Nazia, unica ancora in libertà dei cinque accusati (lo zio e i cugini sono stati arrestati in Italia) in una conversazione via chat con il figlio minorenne rimasto in Italia, a fine agosto 2021, diceva: «Io e tuo padre siamo morti lì».

Shabbar e Nazia sono coinvolti nel delitto, per gli investigatori, ma l'esecutore materiale è considerato lo zio Hasnain, rintracciato nei sobborghi di Parigi a settembre 2021. Il corpo di Saman non è mai stato trovato, secondo il fratello minorenne è stata strangolata dallo zio. Il ragazzino, che si trova in una struttura protetta, ha raccontato di aver assistito a una riunione di famiglia dove si parlava di come far sparire il corpo della sorella, smembrandolo e gettandolo in un fiume.

Prima di Danish era stato arrestato Ijaz, sempre in Francia, a giugno, e in seguito Nomanhulaq, a febbraio, a Barcellona. Fin qui tutti e tre, che ora si trovano in carcere a Reggio Emilia, hanno detto di non avare nulla a che fare con la scomparsa di Saman.

(Unioneonline/L)

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