Tre ergastoli, 17 condanne per 147 anni di carcere complessivi, sette assoluzioni e il riconoscimento dell'associazione mafiosa. Sentenza pesantissima quella pronunciata dai giudici della Corte d'Assise di Roma nel maxiprocesso agli appartenenti al clan Spada, attivo sul litorale romano.

Dopo oltre nove ore di camera di consiglio i giudici hanno sostanzialmente confermato le richieste della Procura: 416 bis, associazione a delinquere di stampo mafioso per gli imputati, con tre ergastoli.

Il fine pena mai è stato inflitto ai capi del clan sinti: Carmine Spada detto Romoletto, il fratello Roberto, già condannato per la testata che ruppe il naso al cronista Rai Daniele Piervincenzi, e il nipote Ottavio Spada, detto Marco.

Roberto Spada e la testata a Piervincenzi (Ansa)
Roberto Spada e la testata a Piervincenzi (Ansa)
Roberto Spada e la testata a Piervincenzi (Ansa)

In attesa della sentenza l'aula bunker di Rebibbia si era riempita di cittadini di Ostia che non volevano mancare alla lettura del verdetto. Presenti anche alcuni familiari degli imputati e il sindaco Virginia Raggi.

"Questa sentenza riconosce che sul litorale di Roma c'è la mafia. Si può parlare di mafia a Roma. Ringrazio la magistratura, le forze dell'ordine e soprattutto quei cittadini che denunciano la criminalità. Oggi sono qui per stare accanto a loro, per restituire fiducia ai cittadini onesti, che sono la maggior parte e che per troppo tempo hanno avuto paura", ha detto la prima cittadina.

I legali degli esponenti del clan parlano senza mezzi termini di sentenza "vergognosa".

(Unioneonline/L)
© Riproduzione riservata