Una targa rubata riapre il caso dell'omicidio di Piersanti Mattarella, presidente della Regione Sicilia e fratello del Presidente della Repubblica ucciso il 6 gennaio 1980 a Palermo.

Secondo quanto riporta "La Repubblica" i nuovi spunti ridanno slancio alla "pista nera" già seguita da Giovanni Falcone, che viene ripresa dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, pista di killer neofascisti inviati in Sicilia a commettere un delitto che è sempre stato attribuito alla regia di Cosa nostra.

Il sicario, mai identificato, sparò con una pistola a Mattarella e poi fuggì, salendo su una Fiat 127 dove lo aspettava un complice.

In questi ultimi mesi, si è intensificata l'attività investigativa sul caso.

Tra le informazioni all'esame dei magistrati gli spezzoni di una targa di un'auto che venne ritrovata il 26 ottobre del 1982 in un covo dell'estrema destra a Torino dove si era nascosto negli anni precedenti il latitante di "Terza Posizione" Fabrizio Zani.

La pista neofascista fu ipotizzata già nel 1989 dal giudice Loris D'Ambrosio in un rapporto finito adesso alla Procura generale di Bologna che ha avocato a sé l'inchiesta sulla strage della stazione del 2 agosto 1980. I familiari delle vittime ritengono ci siano "elementi di prova che collegano come mandanti del delitto Mattarella e della strage di Bologna la P2 e spezzoni deviati dei servizi".

(Unioneonline/F)
© Riproduzione riservata