Ricorda solo «tanto sangue» di quel drammatico giovedì mattina. Nega di essere stato in via Durazzo ma conferma di essere stato «a casa delle cinesi», dove ha «tamponato la ferita di una delle ragazze». Dopo, il blackout: due giorni «a vagare senza mangiare e dormire, i vestiti ancora sporchi di sangue».

Un confronto drammatico durato sette ore quello tra gli inquirenti e Giandavide De Pau, il 51enne fermato per l’omicidio di tre escort nel quartiere Prati a Roma. 

Una fuga disordinata durata meno di 48 ore. A De Pau le forze dell’ordine sono arrivate grazie ad alcune testimonianze e soprattutto ad una telefonata fatta dalla sorella, che lo aveva sentito al telefono. Lui aveva farfugliato qualcosa di incomprensibile ma che lasciava intuire che avesse fatto qualcosa di molto grave. Così la donna, sapendo che il fratello era solito frequentare prostitute, ha allertato gli inquirenti, che lo hanno prelevato ieri mattina alle 6 nella casa della madre nel quartiere Ottavia e lo hanno trasferito della Questura di San Vitale per ascoltarlo.

Un interrogatorio confuso e complesso, durante il quale De Pau a fatica ha fornito la sua ricostruzione dei fatti: «Sono arrivato in quella casa in auto dopo avere trascorso la sera prima con una ragazza cubana consumando droga - ha detto agli inquirenti spesso interrompendosi per le lacrime -. Ricordo di essere stato in quella casa di via Riboty, ho tamponato la ferita alla ragazza. Era la prima volta che andavo in quell'appartamento con le cinesi dopo un appuntamento preso per telefono».

Gli investigatori, gli hanno contestato di avere in mano fotogrammi di lui nei pressi di via Durazzo, dove è stata uccisa Martha Castano, prostituta colombiana di 65 anni, ma l'uomo sul punto avrebbe replicato: «Io non ricordo di essere stato lì, mi contestate due omicidi, non avrebbe senso negarne un terzo».

L'indagato afferma che nella sua mente c'è una sorta di buio su cosa sia avvenuto dopo le 11 di giovedì mattina. «Sono uscito da quella casa, non ricordo se sono salito in auto. Dopo avere vagato per due giorni senza dormire e mangiare, sono andato a casa di mia madre e mia sorella con i vestiti ancora sporchi di sangue. Ero stravolto, ho trovato una poltrona e sono crollato. Ho dormito per due ore, poi sono arrivati gli agenti a prendermi».

I magistrati di piazzale Clodio gli contestano l’omicidio plurimo aggravato: dell’arma usata, uno stiletto, non c’è traccia e De Pau non avrebbe fornito elementi. Per chi indaga De Pau avrebbe aggredito la ragazza cinese durante un rapporto sessuale: a quel punto, allertata dalle urla, è intervenuta la seconda donna asiatica presente nell’appartamento. De Pau l’ha uccisa e poi ha inseguito l’altra ragazza, che aveva tentato una disperata fuga completamente nuda: l’ha massacrata sul ballatoio. Modus operandi simile a quanto avvenuto in via Durazzo, dove Martha Castano è stata uccisa con dei fendenti al petto durante un rapporto sessuale.

CHI È GIANDAVIDE DE PAU

Giandavide De Pau deve compiere 52 anni il prossimo giugno ed è attualmente in cura presso un Sert. Un curriculum criminale di primo piano il suo: factotum e autista di Michele “o’ pazzo”, del clan di camorra dei Senese che gestiva lo spaccio in diversi quartieri della Capitale.

C’era lui al volante dell’auto il 30 aprile 2013 quando, vicino a corso Francia, Senese incontrava Massimo Carminati, l’ex Nar e Banda della Magliana coinvolto nell’indagine sul “Mondo di Mezzo”. In un video girato dai carabinieri del Ros per immortalare l’incontro si vede anche De Pau. «Carminati e Senese si appartavano a discutere, mentre il De Pau si tratteneva in disparte conversando al proprio telefono cellulare», si legge negli atti.

Nel passato del 51enne, oltre allo spaccio di droga, figurano anche un episodio di violenza sessuale e due ricoveri in strutture psichiatriche. Nel 2020 è stato arrestato assieme ad una trentina di persone: traffico di droga, estorsione, detenzione e porto illegale di armi, tentato omicidio e lesioni personali gravissime erano le accuse, aggravate dal metodo mafioso. Secondo l'impianto accusatorio il gruppo di cui faceva parte aveva messo le mani su alcune piazze di spaccio nella zona del Tiburtino, San Basilio e Tivoli.

L'omicida compare anche in altre indagini in cui gli venivano contestati, tra gli altri, i reati di rapina, cessione di sostanze stupefacenti e minacce a pubblico ufficiale.

(Unioneonline/L)

© Riproduzione riservata