Imane Fadil svelò ai parenti con chi cenò le sere precedenti il suo ricovero e dunque chi, a suo dire, potrebbe aver avuto un ipotetico ruolo nel suo decesso.

È quanto viene confermato dalle agenzie di stampa, che citano fonti qualificate.

L'ipotesi di omicidio al momento non è comprovata dai diversi accertamenti medici, e in procura invitano alla prudenza dato che non è possibile datare con precisione quando la testimone chiave dei processi Ruby si sia sentita male, né se eventuali sostanze assunte a sua insaputa abbiano avuto un ruolo nella morte.

La giovane è stata ricoverata lo scorso 29 gennaio all'Humanitas, dove è deceduta l'1 marzo.

Scartata l'ipotesi di avvelenamento da arsenico e della malattia autoimmune (Lupus), proseguono gli accertamenti per capire la causa della morte, dopo che sono stati trovati dei livelli sospetti di metalli pesanti nel sangue e nelle urine.

Questa mattina i primi prelievi sugli organi interni di Imane Fadil, e in particolare fegato e reni, che serviranno a stabilire se nel corpo della ragazza ci siano tracce di radioattività.

Gli investigatori, nei giorni scorsi, hanno controllato chat e telefonate di Imane Fadil; ai parenti e agli amici è stato invece chiesto di ricostruire le ultime giornate della 34enne ex marocchina.

Souad Sbai, ex deputata del Pdl e presidente dell'Associazione donne marocchine in Italia, è stata inoltre convocata dagli inquirenti per essere sentita sul caso. La Sbai in un'intervista rilasciata nei giorni scorsi aveva infatti parlato di una "pista marocchina", spiegando che la modella "sapeva tanto. Probabilmente aveva deciso di fare un passo indietro. E l'hanno uccisa".

(Unioneonline/v.l.)
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