Come in un film. Il secondo covo di Matteo Messina Denaro era dietro un armadio. Invisibile, nascosto da un fondo scorrevole coperto dagli abiti: dentro non c’è un letto né suppellettili, il boss se l’era creata per custodire il suo “tesoro”.

Gioielli, collane, bracciali, pietre preziose e argenteria trovati dagli investigatori, che ora saranno sottoposti a una perizia che ne accerti autenticità e valore.

Carabinieri e Gico della Gdf hanno scoperto la stanza grazie a una segnalazione confidenziale: un vero e proprio bunker ricavato in un appartamento al piano terra di una palazzina di Campobello di Mazara, a meno di un chilometro dall’abitazione che il padrino ha scelto per il suo ultimo soggiorno da latitante e acquistata con i soldi del boss da Andrea Bonafede, il geometra che gli ha prestato anche l’identità.

Nel bunker c’erano delle scatole: alcune piene di carte ora al vaglio dei carabinieri del Ros, altre vuote, probabilmente svuotate subito dopo l’arresto di Messina Denaro.

I FIANCHEGGIATORI

La stanza è stata ricavata nell’abitazione di una vecchia conoscenza dei magistrati della Dda: Errico Risalvato, già indagato e assolto per associazione mafiosa, originario di Castelvetrano come il padrino e fratello di Giovanni, che è stato condannato per mafia a 14 anni. Ora è libero, ha già scontato la pena.

Se i Rivasalto sono vecchie conoscenze dei magistrati Giovanni Luppino, l’agricoltore che faceva da autista al boss e lo ha accompagnato alla clinica Maddalena dove entrambi sono stati arrestati lunedì era un “signor nessuno”, un incensurato.

Si allunga, intanto, la lista dei fiancheggiatori finiti sotto inchiesta. Oltre a Luppino, arrestato in flagranza, sono indagati Andrea Bonafede (stamani è stata sequestrata la casa, da tempo disabitata, di proprietà della madre), il geometra di Campobello che ha prestato l'identità al boss, e due medici. Uno è di Trapani, Filippo Zerilli , primario di oncologia: è stato lui a sottoporre Messina Denaro all'esame del dna necessario per prescrivergli la chemioterapia. L'altro è Alfonso Tumbarello, vecchio dottore di Castelvetrano che lo aveva in cura.

«BREVE COLLOQUIO CON IL MAGISTRATO»

Chiuso al 41 bis nel carcere de L’Aquila, Messina Denaro è già stato sottoposto a visite mediche. La chemioterapia al boss, le cui condizioni sono gravi e che secondo i medici non ha più di tre anni di vita, sarà effettuata in uno spazio riservato in carcere. 

Al momento non c’è una data per l’interrogatorio. Finora c’è stato, come ha detto il procuratore capo di Palermo Maurizio De Lucia, solo «un breve colloquio durato qualche minuto». 

«Gli ho spiegato che è nelle mani dello Stato - ha sottolineato De Lucia - e gli ho detto che avrà piena assistenza medica. E lui ha ringraziato».

(Unioneonline/L)

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