«Abbiamo presentato appello. Crediamo ancora nella Giustizia e nell'accertamento della Verità. L'innocenza del cardinale è emersa in modo chiaro e ci batteremo per farla riconoscere dalla Corte d'Appello». È quanto dichiarano in una nota Maria Concetta Marzo e Fabio Viglione, legali del cardinale Angelo Becciu, condannato a cinque anni e mezzo per un presunto utilizzo distorto di decine di milioni di euro di fondi della Santa Sede.  

«Il cardinale ha sempre servito la Chiesa e il Santo Padre con spirito di servizio e può andare a testa alta, forte della sua innocenza», proseguono gli avvocati. «L'appello del promotore di giustizia dimostra l'ostinazione e la chiusura in un teorema già mostrate fin dalle fasi delle indagini ma anche che la sentenza è riuscita nell'impresa di scontentare tutti, difese e accusa», concludono Viglione e Marzo. 

Il riferimento è all’istanza presentata del Promotore di giustizia vaticano, guidato da Alessandro Diddi, che ha fatto ricorso in appello dopo la decisione del Tribunale d'Oltretevere. 

Il ricorso punta a rimettere in campo le richieste di condanna già avanzate nel primo grado. Sabato scorso, 16 dicembre, il Tribunale vaticano, presieduto da Giuseppe Pignatone, ha emesso nove condanne per complessivi 37 anni e un mese di reclusione - tra cui quella al cardinale Angelo Becciu, per duplice peculato e per truffa aggravata - e un'assoluzione, quella di mons. Mauro Carlino.

Il 26 luglio scorso, il Pg Diddi aveva chiesto in tutto 73 anni e un mese di reclusione per i dieci imputati, tra cui i sette anni e tre mesi per il cardinale di Pattada. 

Anche se l'impianto accusatorio è stato sostanzialmente confermato dalla sentenza, alcuni reati sono stati dichiarati insussistenti, o assorbiti da altri, e altri ancora riqualificati, quindi le pene inflitte sono state più contenute rispetto alle richieste dell'accusa. Quella del pg può dirsi comunque, al momento, una mossa più che altro tattica, diretta a tenere botta anche nel giudizio di secondo grado e a ribadire le proprie conclusioni e richieste.

(Unioneonline)

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