In Italia abbiamo una decina di segnalazioni, un trapianto è stato fatto e tre casi sono confermati" ma "attenzione a pensare che ogni caso di epatite in bimbi sia di origine sconosciuta, perché anche se rara, questa malattia c'era anche prima".

Così, a Radio InBlu2000, il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, che ha aggiunto: "i casi sospetti di epatiti acute saranno probabilmente sovrastimati rispetto ai reali. Attenzione quindi al fiorire di segnalazioni ma poi molti andranno tolti dal computo finale". 

La nuova epatite acuta che contagia i bambini "è ancora in una fase iniziale e la rete pediatrica nazionale è ben strutturata, però sono allarmata perché i casi rischiano di aumentare" aveva spiegato ieri in un’intervista a La Stampa Annamaria Staiano, professoressa ordinaria di Pediatria a Napoli e presidente della Società italiana di pediatria.

Due settimane fa è stata data la notizia al Congresso della Società europea di Gastroenterologia pediatrica "di un cluster di epatite virale acuta in Inghilterra non classificabile da A ad E. Una settimana fa la notizia è diventata di dominio pubblico e altre società scientifiche hanno iniziato la sorveglianza necessaria a identificare nuovi casi in tutto il mondo" ha proseguito l’esperta.

L'epidemia "purtroppo sembra galoppante. Il 5 aprile i casi in Inghilterra erano 10, di cui uno con necessità di trapianto di fegato, e una settimana dopo 74. Si tratta di bambini tra 2 e 5 anni".

Si è accertato che non ci sono legami con il covid e si è notato invece che i bambini "sono infetti da un adenovirus, simile a quello del raffreddore, ma che in alcuni casi di immunodepressione può portare all'epatite". Si presenta come un problema gastroenterologico, "con dolori addominali, diarrea, vomito e nessuna febbre" e si distingue dalle altre forme per la durata: "Va oltre le due settimane”.

Nelle forme più gravi poi c'è l'ittero, ovvero “la colorazione gialla della pelle e del bianco degli occhi. Conta molto infine l'esame delle transaminasi, gli enzimi prodotti dal fegato che segnalano un danno epatico".

Nel caso in cui i sintomi durassero oltre una settimana, i genitori "dovrebbero far visitare il bambino dal pediatra. Nel caso dell'ittero, invece, devono portarlo subito al pronto soccorso. È anche importante osservare il quadro generale, ovvero se oltre ai sintomi ci sia una marcata debolezza.

L'evoluzione è rapida e progressiva e in alcuni casi si presenta la necessità del trapianto di fegato. Nelle situazioni più semplici “bastano idratazione e antivirali".

Per ora in Italia i casi "sono pochi, ma bisogna tenere alta la guardia".

(Unioneonline/v.l.)

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