Quattro testimoni nella nuova udienza del processo di revisione della condanna all’ergastolo di Beniamino Zuncheddu, il pastore di Burcei accusato della strage di Sinnai (tre morti alle pendici del Monte Serpeddì nel gennaio 1991).

Davanti alla corte d’appello di Roma, davanti alla quale si svolge il procedimento, ha parlato tra gli altri Giuseppe Boi, di Dolianova, condannato in passato per il sequestro dell’imprenditore Gianni Murgia (ottobre 1990) proprio a Dolianova.

Un rapimento che la procura generale (prima di Cagliari, oggi della Capitale) e l’avvocato Mauro Trogu (difensore di Zuncheddu) ritengono strettamente legato alla strage, perché l’ipotesi è che alcune delle vittime (Gesuino Fadda, titolare di Cuile is Coccus teatro dell’eccidio, il figlio Giuseppe e il pastore Ignazio Pusceddu) potessero aver avuto un ruolo nel rapimento.

Boi ha ricordato i suoi rapporti coi Fadda, dai quali lavorò per dieci anni sino al 1983, e ha negato di aver mai saputo qualcosa sul triplice omicidio. Meno che mai chi potesse essere stato, anche se «per noi era impossibile fosse stato Beniamino».

Sin dalla mattina dopo la strage si era occupato del bestiame dei Fadda su richiesta della vedova di Gesuino e le figlie del patriarca per lo stretto rapporto che lo legava alla famiglia. Sull’ex poliziotto Mario Uda, protagonista delle indagini su quei fatti, «ci sarebbe da fare un romanzo. Si era presentato come cugino di Busachi di Maria Fadda e faceva domande sul bestiame. Seppi che era un poliziotto dopo mesi. Ad aprile». 

L’avesse saputo prima si sarebbe regolato diversamente: «Troppo pericoloso farsi vedere in quell’ambiente con un rappresentante delle forze dell’ordine».

Sul collegamento ipotizzato col sequestro di Gianni Murgia ha parlato di «fantasie». Ha negato anche di essere mai stato confidente del giudice istruttore cagliaritano Luigi Lombardini. Ma dopo i tanti non ricordo della deposizione, il presidente della Corte ha ripreso con forza il testimone rimandando eventuali valutazioni alla fine del procedimento. Che proseguirà il 9 gennaio per sentire altri tre testimoni e dare vita al confronto tra Mario Uda e il pastore Paolo Melis.

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