Diciotto spiagge sarde sono a rischio erosione. Perché troppa è la pressione antropica. Vuol dire un eccesso di turisti, di lettini e di barche all’ancora. L’elenco è contenuto nel Documento strategico regionale. Si va da Cagliari ad Alghero, da Quartu al Sinis. La posidonia, la pianta marina che derubrichiamo ad alga, non senza un certo fastidio, a ogni inizio stagione scatena le ire dei futuri bagnanti. Ma la protezione dei litorali - specie quelli a «elevata criticità» come la lista nera dell’emergenza pubblicata oggi sull’Unione Sarda in edicola – è un naturale cuscinetto contro il mare che si “mangia” la sabbia.

Il professore

Cosa succede lungo le nostre coste lo spiega Sandro Demuro, ordinario di Geografia fisica e geomorfologia all’Università di Cagliari. «L’erosione in sé – spiega – è un processo naturalissimo, insieme al trasporto e alla sedimentazione». Sono frammenti infinitesimali di roccia che si spostano qua e là. «Se però presenza umana e interventi sono eccessivi, si va verso la distruzione di questi habitat marini». Il professore non si distanzia da un punto: «Nel fenomeno dell’erosione resta colpevolmente primaria l’azione scellerata dell’uomo che somma ignoranza e avidità. Se non si cambia paradigma e non si tiene conto della specificità delle spiagge sarde e delle dinamiche naturali, i danni saranno enormi». Anche perché lo stesso cambiamento climatico, corresponsabile del mare che avanza a spese della costa, è determinato dall’azione antropica. «L’aumento della temperatura media globale ha come prima conseguenza il sollevamento del livello del mare – continua il cattedratico Demuro -, il che significa rischio di inondazioni ed erosione costiera».

Il Comune e la Regione

Massimo Zedda annuncia per metà aprile la pulizia delle spiagge. Ma senza toccare le “alghe”, sottolinea il sindaco di Cagliari. «L’importanza di tutelare la posidonia non la stiamo scoprendo oggi. La nostra amministrazione è già intervenuta a suo tempo contro l’erosione del Poetto: avevamo ripristinato il cordone dunale che oggi, grazie anche alla rivegetazione, è diventato un argine. Gli effetti del moto ondoso sono determinati invece dal molo di Marina Piccola, che ha cambiato le correnti». Rosanna Laconi, assessora regionale all’Ambiente, dice soprattutto due cose. La prima riguarda proprio la pulizia delle spiagge. «Stiamo lavorando alla definizione di un disciplinare tecnico, che è in fase di completamento insieme alle linee guida. La gestione della fascia costiera impone l’elaborazione di una articolata strategia che sia fondata su conoscenza scientifica, partecipazione territoriale e cooperazione istituzionale. Non possiamo permetterci di trattare il nostro ambiente come una risorsa illimitata. Salvaguardare i litorali della Sardegna significa difendere la nostra identità, la nostra economia, il nostro futuro».

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