Il calendario venatorio per la Sardegna deve essere (in parte)  riscritto. E servirà una solida base scientifica, agli uffici della Regione autori della prima versione di agosto, per consentire ai cacciatori di sparare a tordi, anatidi e quaglie (tra gli altri) fino al 31 gennaio del 2023. Se non si trova, per i tordi si chiude il 10 gennaio e gli altri uccelli acquatici non potranno essere abbattuti oltre  il 20. 

Lo ha stabilito la sentenza depositata oggi dal Tar, che si è espresso sul ricorso presentato dal Gruppo di intervento giuridico attraverso l’avvocato Carlo Augusto Melis Costa. 

Gli ecologisti contestavano le date di chiusura della caccia decise con il decreto dell’assessorato regionale all’Ambiente: troppo in là il 31 gennaio, secondo il Grig, che a sostegno delle sue tesi ha portato gli studi dell’Ispra sulle specie oggetto dell’impugnazione. E l’Istituto nazionale di protezione dell’Ambiente aveva indicato date diverse, per garantire la riproduzione delle specie, basandosi anche sulla Direttiva Uccelli dell’Unione europea. Dopo una lunga discettazione scientifica, l’Ispra aveva stabilito che «non si ravvisano ragioni tecniche che giustifichino la chiusura della caccia ai turdidi e agli uccelli acquatici al 31 gennaio in Sardegna», anziché al 10 gennaio 2024 per i tordi (Cesena Turdus pilaris, Tordo bottaccio e Tordo sassello) e al 20 gennaio 2024 per gli uccelli acquatici legati alle zone umide (anatidi, rallidi e limicoli)». 

Il parere, per giurisprudenza consolidata, non è vincolante. Ma la Regione lo può disattendere solo «per far emergere le peculiarità dello specifico territorio di riferimento sulla scorta di un affidabile monitoraggio delle singole specie» o, comunque, «sulla base di dati mutuati da organismi scientifici accreditati ed obiettivamente verificabili», e quindi quando «vi siano elementi istruttori di segno contrario contraddistinti da base scientifica di eguale livello». 

Insomma: la Regione deve produrre uno studio accurato per difendere le sue scelte. Il Tar concede 30 giorni. In caso contrario, le doppiette dovranno stare in silenzio con largo anticipo.     

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