È affetta da una grave forma di tetraparesi che la costringe a stare su una sedia a rotelle e solitamente, per ritirare la pensione dal libretto su cui viene accreditata, delega la madre. Ma Valentina Mancosu, questa volta - a causa emergenza coronavirus che hanno determinato la temporanea chiusura dell'ufficio postale di Monteponi dove effettua abitualmente le operazioni - ha vissuto un'odissea prima di poter ottenere la somma che le spetta. La delega che era solita firmare alla madre non è stata sufficiente. E neppure l'autentica da parte dell'assessore alle Politiche sociali. Valentina ha potuto avere la pensione solo dopo che la madre ha fatto tappa per ben tre volte all'ufficio postale di Serra Perdosa: quello cui deve fare riferimento. Non solo. Ha dovuto presentare anche altri due certificati: esistenza in vita e lunga degenza.

Una vicenda che ha amareggiato Valentina, la quale ha messo il tutto per iscritto, nella mail inoltrata via pec alle Poste e alla quale non ha ancora avuto risposta.

A L'Unione Sarda, dall'ufficio stampa, hanno fatto sapere con una lunga nota che la procedura rientra nelle disposizioni a tutela della clientela.

"La pensione era collegata a un libretto di risparmio radicato presso l'ufficio di Monteponi. In coerenza con quanto previsto dalle disposizioni e con le scelte effettuate dalla cliente, nel caso di delega per singola operazione per il libretto cartaceo è possibile effettuare il prelevamento unicamente all'ufficio postale di radicamento. Tale procedura è inserita nei sistemi informatici e non può essere sbloccata manualmente". Ciò che è avvenuto dopo (l'autentica della delega, poi la presenza dei testimoni e la presentazione dei certificati) sarebbe stato un modo per evitare a Valentina di presentarsi all'ufficio postale.
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