«Glencore ha violato un accordo con il ministero senza informarci».

È guerra aperta tra la multinazionale svizzera e il ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit) dopo la chiusura della linea zinco a Portovesme, fermata il 23 dicembre, con otto giorni d’anticipo rispetto alla data annunciata del 31.

Il comunicato dell’azienda («Motivi tecnici e di sicurezza, parti informate in modo tempestivo e trasparente») è stato seccamente smentito da non meglio precisate «fonti» del ministero guidato da Adolfo Urso.

«Quanto comunicato dall’azienda non corrisponde a quanto accaduto. Non è affatto vero che il ministero sia stato informato in modo ‘tempestivo e trasparente’», precisa il Mimit. «La delegazione tecnica che era presente il 20 dicembre per la visita in azienda concordata al tavolo del 5 dicembre è stata informata della decisione dell’azienda in merito all’anticipato spegnimento della linea zinco solo dopo che essa era stata assunta e comunicata ai sindacati, e da questi alla stampa».

La stessa Glencore, afferma il ministero, «ha ammesso che la decisione era stata assunta esclusivamente dall’azienda senza che vi fosse stata alcuna analisi o richiesta di soggetti terzi incaricati delle verifiche, documentazione più volte richiesta dal ministero ed ancora non pervenuta».

Il Mimit ricorda l’intesa raggiunta sull’operatività della linea zinco sino al 31 dicembre «in attesa delle valutazioni di possibili acquirenti disposti a mantenere la produzione di zinco» e sottolinea. «La decisione ha violato in modo palese un accordo intercorso con motivazioni che allo stato appaiono strumentali».

«Il ministero è disponibile a riprendere il dialogo con l’azienda ma solo sulla base del rispetto degli impegni già presi», conclude. 

Con lo stop ufficiale alla linea zinco l’azienda lascia a casa 1.200 operai. Il 27 dicembre lavoratori, sindacati, con Alessandra Todde e i ministri Adolfo Urso (Mimit) e Marina Calderone (Lavoro) saranno davanti ai cancelli della Portovesme srl per difendere il diritto al lavoro e l’operatività di un polo industriale che rischia di scomparire.

Si parla di investitori pronti a rilevare la linea zinco, ma al momento sono solo ipotesi e non ci sono nomi. Certo è che la chiusura anticipata del sito, come sottolineato dai sindacati, «compromette gravemente le possibilità di accesso agli impianti da parte di potenziali investitori interessati all’acquisizione e al rilancio delle attività produttive».

(Unioneonline/L)

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