Non un omicidio volontario, ma un preterintenzionale. Insomma, William Tani e Giuliano Milanovic, scomparsi da Carbonia l'11 febbraio di 13 anni fa, sarebbero morti a seguito forse di un pestaggio, ma senza che ci fosse l'intenzione di uccidere.

È quanto emerge dalla sentenza pronunciata oggi dal giudice del Tribunale di Cagliari, Giorgio Altieri, che ha condannato a 14 anni il tabaccaio di Carbonia, Gianfranco Casula, accusato di duplice omicidio e soppressione di cadavere. Il pm Danilo Tronci ne aveva chiesto 18 per omicidio volontario, ma al termine del processo col rito abbreviato il giudice ha riformulato l'imputazione in omicidio preterintenzionale.

I due giovani amici erano svaniti nel nulla dopo aver pranzato insieme nel campo rom di Carbonia. L'origine del delitto, secondo il pm, sarebbe stato un debito che il tabaccaio avrebbe contratto con uno dei due ragazzi. Da tempo l'imputato, difeso dagli avvocati Gianluca e Marco Aste, vive e lavora in Germania. Per il pm Danilo Tronci non c'erano dubbi sul fatto che ad uccidere entrambi sia stato Casula, che avrebbe attirato i due amici in una trappola a San Giovanni Suergiu, prima di finirli e far sparire i corpi. In realtà oggi il giudice ha chiarito che non c'era intenzione di uccidere.

Al processo si sono costituiti anche i familiari degli scomparsi, assistiti dai legali Marco Bacchis, Alessandro Corrias e Alessandra Ferrara.
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