I  medici in affitto «sono stati un'operazione fallimentare, costosa per le casse pubbliche e dannosa per il sistema sanitario sardo nel suo complesso».

Il giudizio, di netta bocciatura, è dei consiglieri regionali del gruppo dei Progressisti sardi: si riferiscono alla  scelta della Regione di esternalizzare «parte dei servizi medici nei Pronto Soccorso attraverso professionisti che dipendono da una società in appalto e non direttamente dalle aziende sanitarie».

Gli esponenti dell’opposizione hanno presentato una proposta di legge per vietare il ricorso ad appalti esterni per i  servizi di Pronto Soccorso che contemporaneamente prevede la proroga dei contratti in essere. «A preoccupare», scrivono i consiglieri presentando la proposta di legge depositata,  «è soprattutto il fatto che si sia creato l'ennesimo disincentivo al lavoro per la sanità pubblica: le paghe dei medici in affitto, pur occupandosi principalmente di gestire casi più semplici in codice bianco e verde, sono di gran lunga superiori rispetto a quelle di un dipendente del sistema sanitario regionale, che svolge un lavoro più gravoso e più rischioso sotto tutto gli aspetti».

Per gli esponenti di opposizione si deve agire «sulle cause che scoraggiano medico e infermieri ad accettare l'assunzione nelle aziende sanitarie, innanzitutto aumentando la retribuzione del personale impiegato in queste strutture e ragionando su deroghe a livello nazionale che la Sardegna deve pretendere in virtù della sua condizione di insularità e scarsa densità di popolazione».

(Unioneonline) 

© Riproduzione riservata