«Sono contento». Giovanni Atzeni, per tutti Tittìa, domenica sera ha conquistato il suo quinto titolo consecutivo al Palio di Siena, complessivamente dieci. Che cosa ha rappresentato questo Palio? «La ricompensa per tanti anni di duro lavoro, è il sogno di un ragazzo che si realizza».

Credeva di farcela?

«Sì, me l’aspettavo. Nel sorteggio ho avuto un buon cavallo con cui abbiamo iniziato a lavorare subito».

Cosa significa entrare nella storia del Palio?

«Il fatto di essere parte della gloriosa storia di questa manifestazione significa che sono stato un ragazzo fortunato e che l’impegno e la fatica sono state ripagate».

A chi vuole dedicare questa vittoria?

«A Siena, alla contrada della Selva che mi ha sostenuto, alla mia famiglia (la mamma Cristina e il padre Franco erano presenti domenica al Palio n.d.r.), alla Sardegna, a tutti coloro che mi seguono, a Nurri, il cui calore non è mai mancato».

Neppure il tempo di festeggiare, ha già ripreso gli allenamenti.

«Sì, sono già al lavoro, perché intendo mettere la stessa energia per il prossimo palio, la voglia di vincere è sempre uguale».

Anche quest’estate tornerà in Sardegna?

«Sì, certo, come sempre a settembre per rivedere tutti, fare le ferie e andare al mare».

Giovanni Atzeni ha 38 anni e va di fretta. L’intervista finisce qui. Le sue sono parole pronunciate con entusiasmo ed emozione, perché non importa se la vittoria è la decima della carriera e se questa volta l’ha proiettato nella storia, un successo è sempre un’emozione indescrivibile che con difficoltà si può trasformare in parole. La sua storia è nota, da tanto tempo ormai il suo nome è associato al Palio di Siena e al trionfo. Lui che, nato in Germania da mamma tedesca e padre sardo, ha sempre avuto in testa e nel cuore i cavalli. È proprio il padre Franco che ne compra due. A 11 anni Giovanni torna in Sardegna, qui iniziano le corse, a 17 anni ne ha già fatte 170 facendosi notare da chi conta. Dopo l’incontro con Luigi Bruschelli, simbolo del Palio, Giovanni lascia la sua amata isola per iniziare una fortunata carriera al di là del mare assieme ai cavalli. Lontano dalla Sardegna è il tepore del sole a mancare al giovane fantino che soffre il freddo e continua a ripetere “tittìa”, da qui il nomignolo con il quale è conosciuto da tutti.

Ma non è sempre stato un campione e non sempre tutto è andato bene. Ci sono stati periodi di difficoltà, cadute che però non hanno fatto demordere il fantino sardo che ha lavorato ancora più duramente guardando sempre avanti e lottando per la vittoria. Successo che non ha tardato ad arrivare e che Tittìa vuole gestire con saggezza e consapevole della fortuna che ha avuto. La sua famiglia e la piccola comunità che l’ha visto crescere segue ormai da anni le imprese di Giovanni. Ogni gara viene seguita con attenzione, con l’ansia che accompagna ogni competizione che poi esplode in una gioia immensa che perdura fino alla prossima gara, fino a quando poi Tittia rientra in paese e può essere festeggiato come merita. 

Sonia Gioia

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