Più furbi o più malati? O più solidali con i parenti infermi? Anche il ministero dell'Istruzione ora si interroga sulle ragioni per cui gli insegnanti di ruolo - e quelli sardi in particolare - usufruiscono nove volte più dei dipendenti privati dei benefici della legge 104 del '92, quella norma di grande civiltà che consente di ottenere tre giorni al mese di permesso retribuito per se stessi (se si è affetti da malattia o handicap) o per assistere familiari malati o disabili.

Secondo un report del Miur, la Sardegna è in cima alla classifica nazionale: circa quattromila docenti isolani, il 18,7% dei 21.800 insegnanti di ruolo, beneficia della 104, seguono umbri (17,1%), siciliani (16,7%), laziali (16,3%), pugliesi (15,9%) e campani (15,7%). Un fenomeno prevalentemente centromeridionale che riguarda anche il personale Ata: nell'Isola il 23,3%, quasi uno su quattro, ha il permesso garantito.

Che cosa c'è dietro? Posto che chi usufruisce della 104 ha il diritto al trasferimento vicino a casa o, al contrario, a non essere trasferito, è possibile che i sardi ne abusino per non essere costretti a insegnare fuori regione o fuori dal proprio comune?

I DATI SUI TRASFERIMENTI - Una prima risposta arriva dall'analisi dei dati, resi noti nei giorni scorsi, sui movimenti dei docenti. Nell'Isola in vista del prossimo anno scolastico saranno trasferiti 725 insegnanti, 82 dei quali - l'11% - hanno utilizzato le precedenze stabilite dal contratto, il 90% dei quali (dato empirico fornito dai sindacati) sono per la legge 104. La maggior parte dei trasferimenti con precedenza sono in provincia di Cagliari (57 su 361, il 15,7%), seguono Sassari (20 su 233 movimenti, l'8,5%), Nuoro (4 su 90, il 4,4%) e Oristano (un solo trasferimento con precedenza su 41, il 2%).

Premesso che ottenere i permessi è tutt'altro che semplice e richiede numerose certificazioni, i dati consentono dunque di stabilire che su questo versante gli abusi, se ci sono, sono limitati.

Ma allora perché quasi due insegnanti sardi su dieci godono del permesso?

"A mio avviso ci sono tre ordini di ragioni, una anagrafica, una culturale, l'altra di genere", premette Ivo Vacca, una vita passata a coordinare segreterie scolastiche e oggi segretario regionale della Cgil scuola.

"Quella anagrafica è che in Sardegna la popolazione è anziana, quella culturale è che i sardi non portano i propri cari malati o disabili in una struttura ma li assistono in casa. La terza, quella di genere, è che sono le donne a farsi maggiormente carico dei parenti malati. E siccome tra i docenti le donne sono il triplo degli uomini, si capisce perché il fenomeno è diffuso".

"CI CURIAMO DEI PARENTI" - Un'analisi condivisa da Maria Luisa Ariu, leader della Cisl scuola: "Siamo abituati a curarci dei nostri anziani e dei nostri malati, anche quando si tratta di zii soli o di nipoti e sono le donne, solitamente, a farlo".

Abusi? "Non ne vedo, anche perché chi dovesse bluffare rischierebbe molto". Se un lavoratore gode di un permesso di cui non ha diritto può essere anche licenziato, per quanto sentenze della Cassazione abbiano chiarito numerosi aspetti, compreso il fatto che mentre usufruisce della 104 per assistere un parente, un dipendente è legittimato a prendersi tempo anche per sé.

"In realtà noi non abbiamo un numero sufficiente di strutture di assistenza per anziani e disabili", osserva Giuseppe Corrias, referenti della Uil scuola di Cagliari.

Che aggiunge: "È utile osservare che se un parente assiste una persona, lo Stato risparmia".

COSTO SULLA COLLETTIVITÀ - Insomma, la tesi di Corrias è che il permesso retribuito non rappresenti un aggravio di costi sulla collettività.

In realtà l'assenza del docente, per quanto legittima, qualche controindicazione la genera visto che con le regole attuali poche ore di assenza non giustificano una supplenza. Almeno nelle scuole medie e superiori.

Fabio Manca

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