Nuova udienza per il processo sullo sversamento in mare di circa 1.350 metri cubi di carbone, finiti nei fondali della banchina di scarico delle navi carboniere, presso la centrale elettruca di Fiume Santo. Questa mattina, davanti al giudice del tribunale di Sassari, Monia Adami, è comparso Antonio Sanna, uno dei sei imputati ritenuti responsabili dello scarico illecito, avvenuto presumibilmente negli anni dal 2003 al 27 gennaio del 2018.

«In tale periodo, da quando è iniziata l’attività di scarico del carbone, non abbiamo mai ricevuto contestazioni né dalla Capitaneria né dall'Ispra o da altre autorità», ha detto Sanna rispondendo alle domande dei suoi legali, dell'avvocato di parte civile Stefano Bionda, in rappresentanza del Comune di Porto Torres, del pm Antonio Piras e della giudice. Sanna finito a processo insieme ai colleghi Daniele Derosas, Salvatore Fois, Franco Angioni, Ruggero Lai, e Piero Gianfranco Soggia, tutti difesi dagli avvocati Luigi Conti e Giuseppe Conti, ha descritto le diverse operazioni avvenute per anni davanti alla banchina della diga foranea del bacino industriale di Porto Torres, nel luogo in cui avviene l’attracco delle navi carboniere che scaricano il combustibile per la centrale.

«Non ho mai assistito a sversamenti di carbone in mare. L'Ispra ha fatto in più occasione dei controlli in banchina sui sistemi e sull'ambiente e non ha mai rilevato irregolarità o situazioni di inquinamento», ha aggiunto l'imputato, affermando che nelle operazioni di scarico sono stati da sempre adottati rigidamente tutti gli accorgimenti di sicurezza previsti dalla legge e dai protocolli aziendali. La scoperta del carbone nei fondali risale al 2017, quando la stessa società impiegò dei sommozzatori per delle verifiche strutturali in banchina. Immediatamente il rinvenimento fu segnalato alla Capitaneria di porto che, grazie al comandante Emilio Del Santo, avviò tutte le procedure, segnalando l’episodio alla Procura di Sassari, per  verificare un possibile inquinamento e per accertare le eventuali responsabilità.  La direzione di Ep Fiume Santo informò subito le autorità e in seguito arrivò una ordinanza della Capitaneria di porto che imponeva delle prescrizioni, come l'obbligo di utilizzare zatterine da posizionare attorno alle navi carboniere. Il carbone sul fondale è stato poi recuperato dai fondali ma non è stato riutilizzato perché il ministero dell'Ambiente lo ha classificato come rifiuto speciale. Il processo proseguirà il 18 febbraio con le deposizioni di alcuni testi della difesa. 

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