Erik Masala, il detenuto cagliaritano 26enne trovato senza vita in una cella del carcere di Bancali, a Sassari, era destinatario di svariati rapporti disciplinari e altre querele.

Lo riferiscono i sindacati, secondo i quali Masala, che avrebbe dovuto finire di scontare la sua pena nel 2025, era considerato «un detenuto problematico».

«Dispiace per la perdita di una vita e ancora di più per l'immobilismo delle istituzioni regionali - denuncia Giovanni Villa della Cisl Fns Penitenziaria - Mancano gli specialisti all'interno dei penitenziari e mancano posti nelle Rems per accogliere detenuti problematici. Abbiamo più volte sollecitato l'assessore Doria a intervenire e attendiamo ancora una risposta, ma è ora di prendere atto della situazione che sta diventando insostenibile».

Anche il Sappe prende posizione: «Invito le autorità istituzionali e regionali ad attivare, da subito, un tavolo permanente regionale sulle criticità delle carceri, che vedono ogni giorno la polizia penitenziaria farsi carico di problematiche che vanno ben oltre i propri compiti istituzionali, spesso abbandonata a sé stessa dal suo stesso ruolo apicale», spiega il delegato per la Sardegna Antonio Cannas.

Il segretario nazionale della sigla autonoma, Donato Capece, sottolinea che l'ennesima morte «di un detenuto in carcere, a nemmeno 24 ore dal caso di un altro detenuto che si è tolto la vita nel carcere di Terni, dimostra come i problemi sociali e umani permangono, eccome, nei penitenziari, al di là del calo delle presenze. E si consideri che negli ultimi 20 anni le donne e gli uomini della polizia penitenziaria hanno sventato nelle carceri del Paese più di 25mila tentati suicidi e impedito che quasi 190mila atti di autolesionismo potessero avere nefaste conseguenze».

«Dolore e sgomento» per Maria Grazia Caligaris, referente dell'associazione Socialismo Diritti Riforme, che esprime vicinanza alla famiglia del 26enne. «Occorre una seria riflessione su quanto sta avvenendo dentro le carceri italiane e mettere mano a una seria azione riformatrice in grado di dare risposte ai bisogni reali della società. Il carcere è diventato il luogo principe del disagio economico, culturale, sociale, affettivo. Tutto questo pesa particolarmente su una persona giovane».

(Unioneonline/D)

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