È Erik Masala, 26 anni, di Cagliari, il detenuto trovato senza vita in una cella del carcere di Bancali, a Sassari

A rendere pubblica la notizia della sua morte è stata la Garante, Irene Testa, che ha parlato apertamente di «suicidio che costituisce un fallimento della politica giudiziaria e penitenziaria». Ma sulla fine del ventiseienne e sulle sue ultime ore deve ancora essere fatta chiarezza: non è detto, infatti, che si tratti di un gesto volontario.

Ecco perché ora il legale, Riccardo Floris, ha chiesto accertamenti sulle circostanze che hanno portato alla morte del giovane. Secondo l’avvocato, il suicidio sarebbe «molto strano». Poi chiarisce: «Non mi ha mai dato segnali che potessero pensare che volesse togliersi la vita. Ci sentivamo spesso perché voleva essere trasferito a Cagliari, al più presto: da poco gli era nato l'ultimo figlio ma non aveva avuto ancora modo di riconoscerlo». Ad aggiungere ombre sul decesso, i segni sospetti  che i familiari, chiamati per il riconoscimento della salma, avrebbero notato sul corpo del ragazzo.

Masala era stato di recente protagonista  di una serie di fatti di cronaca. A gennaio aveva patteggiato tre anni a conclusione di un processo che lo aveva visto imputato per lesioni gravissime: nel giugno precedente in via Seruci aveva colpito con il machete il rivale Maurizio Castangia, col quale poco prima aveva avuto una discussione. Gli aveva quasi amputato un braccio. Poi era fuggito: prima di consegnarsi alle forze dell’ordine, si era barricato in una casa minacciando di far esplodere il palazzo con una bombola del gas.  

All’inizio dell’anno il suo nome era comparso nella lista degli indagati per una presunta rete di spaccio tra Capoterra e Cagliari. 

(Unioneonline) 

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