Anche il sindaco di Alghero Mario Bruno sfida Salvini sul decreto sicurezza.

"Lo abbiamo già scritto al presidente Conte: pronti a sospendere gli effetti nei nostri comuni se non ci sarà un confronto nel merito con i sindaci, con chi vive i problemi da vicino. Siamo abituati a risponderne, da tutti i punti di vistra, per tutti i nostri concittadini", scrive sul suo profilo Facebook il primo cittadino dem.

Che poi sfida apertamente il ministro dell'Interno, che ha minacciato conseguenze penali per i sindaci che non applicano il decreto sicurezza. "Salvini non ci spaventa", continua Bruno. "A volte bisogna andare controcorrente, per non appoggiare una pericolosa deriva razzista. Faremo ciò che è giusto tenendo conto innanzitutto della nostra coscienza e della nostra umanità, come facciamo ogni giorno".

LA SCHIERA DEI SINDACI CONTRO IL DECRETO - Mario Bruno si aggiunge a Leoluca Orlando (Palermo), Dario Nardella (Firenze), Federico Pizzarotti (Parma), Luigi De Magistris (Napoli) e Giuseppe Falcomatà (Reggio Calabria). Fino ad ora il solo Orlando ha tuttavia deliberato in tal senso, impartendo agli uffici anagrafici la disposizione di sospendere momentaneamente gli effetti del decreto Salvini.

COSA CONTESTANO I "DISOBBEDIENTI" - Con tutta probabilità la vicenda finirà davanti alla Corte Costituzionale. A preoccupare i sindaci sono alcune conseguenze dell'applicazione del decreto nei confronti dei titolari di permesso di soggiorno per motivi umanitari, che è stato abrogato. Molti di loro sono minori non accompagnati che frequentano le nostre scuole, e che alla scadenza dell'attuale status sarebbero dei "fantasmi" senza identità. Altri ancora lavorano nei nostri comuni e in Italia pagano le tasse. Anche loro diventerebbero dei signori nessuno che continuerebbero tuttavia a girare per i nostri paesi, visto i 600mila rimpatri promessi da Salvini sono una chimera e che siamo sì e no a qualche decina, da quando il leader della Lega è al Viminale. Tutti i titolari di permesso di soggiorno per motivi umanitari inoltre, scaduto il permesso, non avrebbero più accesso al sistema sanitario nazionale.

(Unioneonline/L)
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