Sequestro di Titti Pinna, c’è un altro accusato: alla sbarra un imprenditore
In Corte d’Assise a Sassari si è aperto il processo contro il nulvese Antonio Michele Piredda: avrebbe preso parte al rapimento avvenuto a Bonorva nel 2006Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Accusato di aver partecipato al sequestro di Titti Pinna, avvenuto a Bonorva il 19 settembre del 2006. Si è aperto oggi in Corte d’Assise a Sassari, 19 anni dopo l’ultimo rapimento messo a segno in Sardegna, il processo contro Antonio Michele Piredda, imprenditore di Nulvi di 58 anni: entrato come testimone nei processi che si sono conclusi con le condanne di Salvatore Atzas, Giovanni Maria Manca, Antonio Faedda, Giovanni Sanna e la sorella Francesca, Piredda ora siede sul banco degli imputati a seguito delle indagini condotte dal pm della Dda di Cagliari, Gilberto Ganassi, che aveva ricevuto gli atti dal tribunale che ha emesso le sentenze ormai diventate definitive.
Assistito dall’avvocato Antonella Cuccureddu, secondo l’ipotesi accusatoria Piredda avrebbe messo a disposizione il furgoncino, un Renault Kangoo del quale aveva la disponibilità in quel periodo, che sarebbe stato usato per trasportare Titti Pinna da Bonorva a Sedilo, dove era rimasto imprigionato fino a maggio del 2007, quando riuscì a liberarsi e a fuggire. Davanti al collegio presieduto da Giancosimo Mura l’imprenditore è chiamato anche a rispondere della partecipazione alle trattative per la liberazione dell’ostaggio. Ipotesi, quelle degli inquirenti, che Piredda respinge in toto e si professa estraneo alla vicenda.
In Corte d’Assise dovrà presentarsi anche Titti Pinna, che deporrà il 3 giugno. In quell’occasione, ancora una volta, dovrà riportare alla mente quei giorni terribili.