“Sono latitante ahahaha”. È ciò di cui si compiaceva su Facebook un 23enne originario del Logudoro, che sul suo  profilo, alla voce soprannomi, aveva anche scritto “Totò Riina”. 

“Vanti” che, assieme ad altri accertamenti e indagini, hanno consentito ai carabinieri di rintracciarlo e arrestarlo. 

«Ai primi di maggio – spiegano gli inquirenti – era giunta la sentenza definitiva emessa dalla Sezione per i Minorenni della Corte d’Appello di Cagliari e il quasi 24enne G. F. – originario di un piccolo paese del Logudoro, ancora giovane ma dotato di un fornitissimo e di tutto rispetto curriculum criminale – sarebbe dovuto entrare in carcere per scontare una condanna definitiva pari a 4 anni e 9 mesi di reclusione per dei reati commessi nel giugno 2016, quando – ancora 17enne, ristretto nell’Istituto Penale per Minori di Quartucciu – si era reso responsabile di gravissimi delitti contro la persona e contro l’incolumità pubblica».

«In quell’occasione – proseguono gli investigatori -, nonostante fosse ristretto in un istituto carcerario, si era associato ad altri reclusi ed aveva dapprima partecipato ad alcune sevizie attuate con un bastone nei confronti di un giovane compagno di cella e poi incendiato alcuni mobili e delle suppellettili con il preciso intento di creare lo scompiglio e darsi alla fuga».

All’indomani della sentenza, però, il ragazzo – già conosciuto dai militari dell’Arma di Ozieri – si era subito reso irreperibile e, pur mantenendo un basso profilo negli spostamenti, si era mosso liberamente su tutto il territorio regionale, iniziando anche a decantare sui social il fatto di essere ricercato.

Presto, però, i militari della stazione di Ozieri sono riusciti a individuare la città dove si nascondeva – Olbia – arrivando progressivamente a restringere il cerchio. 

Giovedì la svolta: dopo ore di osservazione il 24enne, da solo e incappucciato con una felpa, è stato notato dagli uomini dell’Arma che erano appostati in via Veneto. Il ragazzo ha dapprima cercato di far finta di nulla, ma il Comandante della stazione dei carabinieri del suo paese d’origine lo ha riconosciuto e chiamato per nome, facendolo tradire. Poi lo scatto di manette e il trasferimento nel carcere di Bancali per iniziare a scontare la sua pena.

(Unioneonline/l.f.)

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