Il movimento omossessuale sardo per la prima volta è approdato a Sassari con il Sardegna Pride 2017.

Migliaia di persone del mondo Lgbqt (lesbiche, gay, bisex, queer e transgender) hanno invaso, ieri, le vie principali della città per difendere a gran voce la libertà e i loro diritti.

LA FESTA - Un corteo arcobaleno, con rulli di tamburi, bandiere e striscioni seguiti da cinque carri allegorici che insieme ai trampolieri hanno scosso il centro di Sassari nell'intento di dimostrare accettazione per sé stessi e rispetto verso il prossimo, al di là dell'orientamento sessuale.

Dopo Cagliari e Alghero il percorso itinerante del Sardegna Pride 2017 punta su Sassari, "perché è una città che ci appartiene" ha detto Barbara Bancali, presidente del Mos. Il movimento, infatti, nasce nel '92 da un gruppo di ragazzi sassaresi per dire basta alle discriminazioni sessuali. "Per il nostro venticinquesimo compleanno, Sassari si è mostrata l'occasione perfetta per festeggiare e soprattutto per far ritornare tutti quei ragazzi costretti ad abbandonare l'Isola a causa dell'omofobia", ha concluso Barbara.

I TEMI - Diversi sono stati i temi del Sardegna Pride, in linea con quelli dei movimenti a livello nazionale. Oltre all'accettazione sociale, hanno protestato anche contro quei diritti civili ancora non riconosciuti.

Ad attenderli in piazza d'Italia, dopo la conclusione della lunga marcia nelle vie della città, c'erano i presidenti delle associazioni e anche il sindaco Nicola Sanna e il presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau, intervenuti per dare appoggio e sostegno al Mos.

La festa della libertà è, poi, proseguita fino a tarda notte con performance, spettacoli e musica dal vivo.

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