"Delante del rey soberano" ("Di fronte al Re sovrano"). Questo solenne incipit, in spagnolo - da un manoscritto inedito - esalta un "Gran capitan valoroso". Chi è? Ovvio: sant'Efisio, accolto trionfalmente in cielo. Il glorioso martire è celebrato in gosos - in campidanese goccius - scritti in castigliano in un manoscritto di Ozieri. Correva l'anno 1850.

QUARTINE - Ecco la pesada - cioè la quartina iniziale con il ritornello (sa torrada ) - secondo la grafia del copista: "Delante del Rey soberano | Gran capitan valoroso | Tenednos de vuestra mano | Effis santo glorioso ": "Di fronte al Re sovrano, | Grande capitano valoroso, | Teneteci con la vostra mano, | Efisio santo glorioso".

Il testo è di sei strofe, compresa la pesada . Nel manoscritto originario del convento di Ozieri di San Francesco - con gosos in spagnolo e sardo, ma anche gozos castigliani, responsori, inni in italiano e altre preghiere - i canti sono chiamati "Lodi". Sono inoltre trascritte, purtroppo senza musica, litanie "a tre voci" (basso, tenore, coro).

CANTO - L'antologia di gosos non è un'opera di erudizione: era concepita per il canto. Ci è pervenuta grazie a Giovanni Antonio Tanda nato ad Ozieri nel 1822. Entrato a 23 anni nell'Ordine Francescano dei Minori Osservanti, si diplomò in Logica e Metafisica sotto la guida di padre Aniceto Camboni e nel 1859 concluse gli studi di Filosofia e Teologia. Colto ed eclettico, padre Tanda morì ad Ozieri nel 1913. Fu una sorta di regista della vita cultuale del suo convento. Forse scrisse una compilazione di canto liturgico tuttora conservata.

IL RITROVAMENTO - Oggi il libro di gosos appartiene alla famiglia Bua-Tanda di Ozieri (che ringrazio di cuore per la fiducia). Ma torniamo a sant'Efisio. I gosos ozieresi confermano: la devozione per il martire si spinse a nord dell'Isola, come dimostra anche la riscoperta di una statua del santo a Orosei (L'Unione Sarda e Videolina hanno fornito ampi servizi).

Inoltre, i gosos circolanti in castigliano - ancora nel 1850 - ribadiscono la tenacia del retaggio iberico in Sardegna in epoca assai tardiva. Significativo un episodio del 1823. Quell'anno passò ad Alà dei Sardi il generale Alberto Della Marmora, per avere in consegna cavalli freschi per proseguire verso la Barbagia. Ma il sindaco, pastore di capre, si rifiutò di consegnare le bestie, minacciando che avrebbe protestato formalmente presso il governo di Madrid: credeva di essere ancora sotto la dominazione spagnola, finita oltre un secolo e mezzo prima.

FACOLTÀ TEOLOGICA - I gosos in castigliano su sant'Efisio e la loro fonte verranno pubblicati da chi scrive in una miscellanea della Facoltà Teologica della Sardegna curata da Tonino Cabizzosu.

Pur da approfondire, i gosos di Ozieri aggiungono un tassello al maestoso mosaico del culto su sant'Efis, cantato nei fulgidi goccius cagliaritani Protettori poderosu: inno ufficiale del glorioso martire.

STUDI - Manoscritti di gosos non sono rari. Esempi? Una mia studentessa del Dipartimento di scienze umanistiche dell'Università di Sassari, Gloria Turtas, ha svolto la sua tesi magistrale su un libro di gosos di Olzai del 1809 dell'Archivio Diocesano di Nuoro, con una versione logudorese dei goccius di sant'Efisio "trascrittos dae su Sardu cagliaritanu in Sardu de cabu de Subra" dal rettore Macariu Marongiu.

Ricordo poi un libro di gosos che negli anni '80 potei schedare velocemente a Seneghe, presso la prestigiosa biblioteca dell'indimenticabile dott. Raimondo Pili. E nuove fonti continuano ad affiorare. Basti pensare al codice settecentesco di Francesco Maria Marras, pubblicato a cura di Giovanni Serreli e Maurizio Virdis, al manoscritto di Bolotana di fine Ottocento, fresco di stampa, grazie a Luciano Carta. Ma non sarebbe finita...…Gosos/goccius ? Un mare magnum. Essendo nato e residente a Santu Lussurgiu, ovviamente prediligo san Lussorio - Cavaglieri de altu gradu - ma da tempo oso occuparmi dei canti anche di altri santi, tra cui sant'Efis. E ho rintracciato altre fonti. Ma di ciò si parlerà a suo tempo, forse nel prossimo inverno, allorquando il mio nuovo umile Manuale sugli inni medievali giungerà in porto (con l'aiuto di san Lussorio e spero anche di sant'Efisio).

IDENTITÀ - Oggi si fa un gran parlare di Europa e di identità dei popoli. Il volto della Sardegna - soprattutto ai tempi dei quattro giudicati sardi: Calari, Arborea, Torres, Gallura - era segnato anche dal culto di santi sardi nazionali quali Efisio, Lussorio, Antioco, Simplicio, Saturno, Gavino, e da antiche tradizioni mariane, tra cui in piena epoca spagnola spiccò quello di Bonaria. Il culto dei santi, anche nella nostra Isola - al centro del Mediterraneo, tra oriente e occidente (lo stesso sant'Efisio era di origini orientali), sud e nord - è una splendida costante storica. Gli eroi della fede Efis e Lussurdzu, insieme ad Antiogu e Baingiu, Sadurru e Simpliciu - nonché una folta schiera di altri santi patroni - sono tuttora linfa nazionale della Sardegna. Obliare questa antica componente religiosa della civiltà sarda - e dell'Europa, che deve essere pluralista, laica ma anche fiera delle proprie tradizioni spirituali - non sarebbe solo un peccato cultuale. Bensì un folle suicidio culturale. (Ma Efis martiri gloriosu ci libererà anche dalla peste dell'ignoranza).

Giampaolo Mele

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