Il phase out dal carbone, un passo di grande importanza verso la decarbonizzazione, ma anche un passaggio complesso, in considerazione del fatto che la crescita delle rinnovabili procede a un ritmo lontano da quello atteso, a causa degli ostacoli burocratici e delle lungaggini autorizzative.

In mezzo c’è anche Ep Produzione, la società che gestisce la centrale a carbone di Fiume Santo, nel comune di Sassari al confine con Porto Torres, la città che conta gran parte dei lavoratori impiegati nell’impianto. In tutto cinquecento occupati del territorio, tra diretti e indiretti, provenienti dai comuni limitrofi che con la riconversione a gas passerebbero a 40 dipendenti.

La società è protagonista delle sfide sulla decarbonizzazione e nella fase di transizione energetica si muove attraverso una maggiore integrazione di fonti, modelli e sistemi.

“Un mix tra il gas naturale, - spiega Paolo Apeddu, direttore della centrale  Ep - una scelta obbligata in quanto si sta ragionando sulla metanizzazione della Sardegna e un rigassificatore per Porto Torres di servizio in particolare alla centrale, e biomassa vegetale, ossia pellet o cippato di legno, una riconversione completa che da noi non sarebbe possibile perché siamo distanti dal porto, e ci sarebbero dei limiti di trasporto. Auspichiamo che almeno una delle due unità venga convertita a biomassa vegetale garantendo una produzione rinnovabile di energia elettrica e programmabile, il grosso cruccio della gestione della rete elettrica, in quanto il solare e l’eolico da soli non bastano”.

Un mix di produzione fatto di gas, in grado di garantire la flessibilità, e la biomassa vegetale che assicura un combustibile rinnovabile con una componente importante di economia circolare, in quanto una parte di essa potrebbe essere prodotta in Sardegna. La società esplora anche le varie tecnologie, la vera prospettiva del futuro: l’idrogeno verde. 
 

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