«Dal profondo del mio dolore inorridisco alla consapevolezza di alcuni nostri concittadini omertosi, coloro che hanno visto, indagati o complici, speranzosi di farla franca. Pulitevi l'anima se vi è rimasto un briciolo di umanità. Non possiamo permettere che persone pericolose possano circolare liberamente sapendo che potrebbero fare di nuovo del male».

Lancia l’ennesimo appello Eleonora, sorella di Mario Sedda, il 39enne rinvenuto privo di vita la sera del primo aprile 2021 a Porto Torres. È stato ucciso con un coltello, una lama di ceramica conficcata nello zigomo. Così era stato trovato il suo corpo, nascosto dietro un cespuglio in un’area verde all’ingresso della città.

Ora che la Procura di Sassari e la Procura dei minori ha iscritto nel registro degli indagati altre tre persone di Porto Torres, con l’accusa «di aver cagionato la  morte di Mario Sedda percuotendolo e ferendolo con un’arma da taglio», Eleonora Sedda attende giustizia e spera che si possa fare luce sul caso dell’omicidio, a tre anni distanza ancora senza un colpevole.

Martedì 30 gennaio erano scattate le perquisizioni domiciliari nelle abitazioni dei tre indagati  - due uomini di 32 e 35 anni e un giovane di 19 anni, minore all'epoca dei fatti - eseguite dai militari del comando provinciale dei carabinieri di Sassari. I carabinieri del Nucleo investigativo del Reparto operativo provinciale dell’Arma a seguito delle perquisizioni hanno sequestrato computer, smartphone e apparecchi elettronici che verranno sottoposti a perizia informatica per cercare elementi utili alle indagini. Una possibile svolta ad un caso complesso che risale a circa tre anni fa. 

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