Emergono altri particolari sull'arma utilizzata per uccidere Mario Sedda, l'uomo di 39 anni trovato morto il primo aprile nella campagna, sulla strada che da Porto Torres conduce a Sassari.

L'aggressore avrebbe utilizzato un coltello di ceramica per colpire la vittima, uno di quelli in vendita in una nota catena di supermercati. Conficcata sul mento la lama si è spezzata, segno evidente della forza brutale usata per colpire, una ferita profonda che non ha lasciato scampo a Mario Sedda.

Sin da subito gli inquirenti hanno iniziato a raccogliere elementi utili per la ricostruzione di quanto successo. Si lavora sull'arma e ancor di più sul movente alla base di un simile gesto. Le indagini della Procura sono concentrate sulle frequentazioni del 39enne, diverse persone sono state ascoltate, anche se l'unico ad essere iscritto nel registro degli indagati è un disoccupato di 60 anni con alle spalle qualche piccolo precedente penale.

L'uomo respinge ogni accusa e pur ammettendo di aver frequentato la vittima, ha dichiarato di trovarsi da un'altra parte al momento del delitto. Un alibi da confermare, ancora al vaglio degli inquirenti che lavorano per accertare l'origine delle macchie di sangue rinvenute sugli abiti della vittima e del suo aggressore. L'attenzione è rivolta anche alle registrazioni delle immagini raccolte dalle telecamere, posizionate poco distanti dal luogo del delitto.

Ieri l'ultimo saluto di amici e parenti, un rito funebre composto a cui ha partecipato anche il sindaco di Porto Torres, Massimo Mulas: "Non sono mai stato un suo riferimento e nemmeno lui era il mio, ma oggi ho avuto una lezione che mai scorderò, quella sulla dignità".
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