Quando ha aggredito e ucciso il suo compagno di cella, al carcere sassarese di Bancali, era totalmente incapace di intendere e volere.

Lo hanno stabilito le perizie psichiatriche depositate e illustrate oggi in udienza alla presenza dello psichiatra forense Giuseppe Ferri nominato dall'avvocato Simone Vargiu, difensore dell'imputato, dopo la valutazione a carico di Giuseppe Pisano, il detenuto che a fine luglio aveva spaccato la testa, usando uno sgabello, a Graziano Piana.

L’omicida ancora oggi, pur essendo in grado di sostenere un procedimento, ha una scemata capacità di intendere e presenta una elevata pericolosità sociale.

Per questo il pm ha chiesto come misura cautelare che l’uomo sia trasferito in una Rems (residenza per l'esecuzione delle misure di sicurezza) per ricevere le cure adeguate o, in mancanza di posti disponibili, in una clinica psichiatrica, piantonato dagli agenti.

Anche la difesa, nell'impossibilità di un ricovero in Rems, ha chiesto il trasferimento in una comunità di cura ad alta densità.

In aula c’era inoltre l'avvocato di parte civile, Paolo Spano, in rappresentanza della famiglia Piana.

Il gip si è riservato la decisione e adotterà un provvedimento nelle prossime ore.

Ma nel frattempo è ancora pendente in Procura un esposto presentato dall'avvocata Rosaria Manconi su incarico della mamma di Pisano, con cui si chiede che siano accertate eventuali responsabilità nella tragedia che si è consumata nel carcere di Bancali la notte tra martedì 26 e mercoledì 27 luglio, dopo che Pisano era stato arrestato per ubriachezza molesta e maltrattamenti in famiglia.

Nel documento si legge che l’uomo "aveva bisogno di cure, non del carcere. C'era già una perizia psichiatrica che lo definiva socialmente pericoloso. Non doveva andare in cella con altri detenuti".

(Unioneonline/s.s.)

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