Un intrigo internazionale tra la Sardegna, Roma e il Brasile. Che coinvolge un ex poliziotto brasiliano e un imprenditore romano, Pietro Ladogana, arrestato a maggio del 2014 dai carabinieri di Budoni mentre si stava imbarcando su un volo internazionale all'aeroporto di Fiumicino e accusato all'assassinio di Enzo Albanese, intermediario immobiliare milanese di 42 anni.

Dopo la fase iniziale dei mesi scorsi in cui nel corso di diverse udienze il Comandante dei carabinieri di Budoni, maresciallo Gianluca Lombardi, ha ricostruito la complessa situazione societaria e ambientale dove il delitto è maturato, l'ultima udienza dinanzi davanti alla Corte d'assise di Roma.

L'indagine era stata avviata dopo la denuncia dei genitori di Enzo Albanese, residenti a Budoni. Al tribunale della capitale la Cassazione ha attribuito la competenza anche se tutte le indagini sono state svolte dalla Procura della Repubblica di Nuoro dal sostituto Andrea Vacca.

A Roma hanno testimoniato Raimumdo Rolim, il funzionario della polizia brasiliana, che ha diretto l'operazione parallela a quella sarda, arrestando il presunto esecutore materiale, Douglas Alexandre.

Ora, nella prossima udienza prevista nella prima settimana di giugno, ci sarà una scrematura dei testi e probabilmente dovrà essere risentito ancora una volta Lombardi, che dovrà riferire in particolare sugli esiti della Ctu (consulenza tecnica di ufficio) fatta da un tecnico sassarese sui telefoni sequestrati a Ladogana all'arresto. Dove sono stati trovati video, foto e messaggi che inchioderebbero Ladogana e Douglas alle loro responsabilità. In Italia come in Brasile, dove i due sono a processo per gli stessi reati.
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