Da non vedente, la vista l'ha persa dieci anni fa, continua a maneggiare pettine e forbici e servire le affezionate clienti nel suo coloratissimo salone in via Gorizia a Sassari. Gli è molto più difficile camminare per la città perché, spiega, «le strade sono dissestate come i marciapiedi, i camminamenti per i non vedenti inesistenti, i semafori acustici non funzionanti». Nanni Cabras è un uomo coraggioso, ricco di inventiva, capace di trascinare le persone che lavorano con lui verso iniziative sempre nuove.

Ma se ha accettato la sua patologia, scoperta verso i 30 anni e via via peggiorata malgrado diversi interventi, non accetta la mancanza di attenzione verso persone che, come lui, potrebbero essere rese più autonome con gli ausili adatti. Dopo il buio non è stato facile perché, per un periodo, la vita sembrava non avere più senso. Sono arrivati lo sconforto e l'isolamento, ma lo hanno aiutato la famiglia e gli amici.

Si è iscritto all'Unione italiana ciechi, ha imparato a usare il Braille (ma non gli è piaciuto), ha fatto corsi di orientamento specifici. Oggi lavora «guidato dalla memoria, dall'inventiva e dalla fantasia», canta in un coro e cuce abiti. Le sue mani sono sicure mentre usa i delicati strumenti del mestiere, scambiando due chiacchiere con le clienti. «Avevo qualche remora ma ero anche curiosa perché mi avevano parlato di lui - racconta una di queste, Giuliana,  durante il taglio - oggi non ci faccio caso. Mi trovo benissimo e continuerò a venire qui».

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