Una leggerezza. Forse un momento di sballo, qualcuno che si diverte a filmare un rapporto sessuale. Una bravata terminata con una ragazza di 22 anni che, ricattata per quell'attimo, si infila un cappio al collo e si lascia andare nel vuoto.

È la terribile ipotesi a cui stanno lavorando i carabinieri della Procura di Tempio, inchiesta aperta dal magistrato dopo la prima informativa, con uno scenario inquietante. La morte di M. era del tutto imprevista. E ora a Porto Torres, e forse non solo lì, qualcuno trema.

I RETROSCENA - Nel bar dove M. lavorava, un locale accogliente poco dietro il porto, si respira aria pesante. M. era benvoluta, aveva sempre un sorriso stampato sul volto, disponibile per due chiacchiere con chiunque, nella pausa per la sigaretta, mai uno screzio con proprietari e colleghi di lavoro.

Tutto viaggiava su binari tranquilli fino a qualche settimana fa, quando aveva chiesto a un amico del denaro, duecento euro "per pagare l'affitto". Una richiesta insolita: M. aveva 22 anni e una vita autonoma, un lavoro sicuro, un appartamentino dignitoso. Non aveva mai chiesto denaro.

Qualche giorno dopo succede l'imponderabile.

È il 4 novembre quando racconta a un cronista e a degli amici di essere stata aggredita, narcotizzata e rapinata, mentre rientrava a casa. Mostra un livido e un graffio. Al risveglio dice di aver trovato tutto sottosopra, di aver trovato vuoto il borsello dove teneva mille euro, le mance di suoi colleghi, da dividere sotto le feste. Ma non va dai carabinieri, non sporge denuncia.

Sono i militari che, dopo aver letto la storia sul giornale, vanno al bar dove M. lavora. Si fanno raccontare tutto. Ma ci sono tante, troppe contraddizioni.

L'ULTIMO VIAGGIO - Sono giorni infernali. Al posto di lavoro le vogliono bene, ma qualcuno comincia a dubitare. Tutti si fidavano di lei. Messa alle strette lei non dà spiegazioni e decide di partire. Qualcuno racconta di averla vista, confusa e assente, salire sul pullman per La Maddalena.

Ha già avvisato un'amica, "vengo a stare da te per qualche giorno, ti devo raccontare". Racconta di essere ricattata, parla di un filmino che minacciano di far girare per tutta Porto Torres, se lei non paga. Una prospettiva che la fa impazzire.

IL SUICIDIO - La sua amica la invita a calmarsi, tutto si sistemerà. Ma ora deve andare al lavoro, "ci vediamo quando torno". Sarà decisivo scoprire cosa sia successo in quelle ore. Chi abbia chiamato M., chi l'abbia minacciata, o addirittura ricattata.

La notte diventa eterna, amplifica paure e vergogna. Dopo un primo tentativo fatto nel bagno di casa dell'amica, ci riprova, in un'altra stanza. Afferra un guinzaglio, ci infila il collo. La sua amica la trova esanime, alle due di notte, al rientro a casa. M. le ha lasciato un biglietto di scuse: a casa non ci sarebbe mai riuscita, scrive. Ma le lascia anche un racconto, che lei riferirà in lacrime ai carabinieri. Un racconto di minacce e ricatti, per una brutta storia dove sarebbero coinvolte più persone.

PERSONALITÀ - La città si chiude a riccio, nessuno ha voglia di parlare. Gli amici raccontano sottovoce di una ragazza sempre sorridente, fino a qualche settimana fa. Una giovane che aveva due vite, due gruppi di amici, frequentazioni diverse, che raramente si sfioravano.

Nemmeno un mese fa era andata a Dublino con cinque amici, una vacanza, dopo un'estate passata al lavoro. Ma al rientro era successo qualcosa, non era più lei. Nessuno la descrive come una ragazza fragile, depressa. I carabinieri hanno sequestrato tutto, dall'appartamento, al cellulare, al computer: ogni cosa dove può esserci una traccia utile, per dare una spiegazione a una morte insopportabile.

L'inchiesta per ora è contro ignoti. Ipotesi di reato: istigazione al suicido.

Patrizia Canu

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